Quella di tentare di seguire prima delle norme stesse la loro "ratio" è un ottimo consiglio, e può certamente aiutare.
Ma purtroppo fin lì... perchè poi, nel concreto, le valutazioni che possiamo fare noi di un certo aspetto vanno a risultare ben diverse (diciamo superficiali) di fronte ad un'analisi generale (fatta da un giudice, o dal legislatore stesso) data dai vari casi concreti più disparati (ed estremi).
Vale però il senso di quello che dice Chumkiu, che è poi esattamente la regola di interpretazione delle norme che fanno giudici ed avvocati, ovvero interpretare la singola norma principalmente in relazione alla ratio dell'insieme delle norme nel quale quella norma è inserita.
NB Sicuramente non è semplicissimo legiferare su questioni come quelle che nascono dal web, ma è anche vero che buona parte del problema credo risieda nella poca chiarezza applicativa che coinvolge sia il legislatore stesso (che emanata una norma la dovrebbe seguire nei primi mesi/anni come un bebè, emanando eventuali emendamenti correttivi ed interpretazioni autentiche) che il sistema giudiziario, con le sue tempistiche non proprio brevi, e la necessità di ogni procura di avere giudici -e PM- specialisti negli argomenti informatici, pena l'ulteriore allungamento (e difficoltà) del giudizio (e quindi di una linea guida giurisprudenziale su quel dato argomento)
Anche il recente caso dei cookie è stato (credo di parlare al passato ormai) un bel casino...