http://www.corriere.it/sport/09_febb...4f02aabc.shtml

un trafiletto pubblicato, poche righe, non finirá probabilmente nemmeno in 10 pagina, figuriamoci. È solo perché è famos, altrimenti nemmeno quello.
d'altronde, se non viene pubblicato, non esiste, no?

Eppure, più che il caso del giocatore (che già di per se dovrebbe far riflettere), a me fa impressione quello della ragazza.
dice a sua volta Cynthia, anche lei brasiliana, alla quale è capitato di sentirsi dare del tu nei negozi, e di sentirsi suggerire da una commessa di Verona: «Perché non vai in un outlet?». «Quando tornavo a casa e la trovavo di cattivo umore, sapevo già il perché», spiega l'attaccante, dal 2001 in Italia e che ha giocato negli ultimi anni nel Chievo e nel Palermo prima di arrivare alla Juve. E un Amauri con la maglia azzurra della Nazionale -i rileva il giornale - potrebbe non essere lontano. Il passaporto italiano di Cynthia, che ha un bisnonno cuneese e vive in Italia da oltre dieci anni, è infatti in arrivo
perché qui il problema non sono i documenti in regola.
il problema di fondo infatti non è che queste persone abbiano o non abbiano parenti italiani, abbiano o non abbiano il permesso di soggiorno, di lavoro o quel che sia.

Il problema è che vengono trattati così a prescindere dalla loro situazione legale.
Vengono trattati così perché sono stranieri.
E quindi sorge la domanda: ma se non è un problema di documenti, che cos'è?
è razzismo?
stranierofobia?
immigrante-fobia?

i paladini nostrani si nascondo dietro alla presunta illegalità di alcuni immigranti.

Ma cosa pensano di come vengono trattate le altre persone?
quelle che sono in regola, quelle persone, uomini e donne e bambini, che sono solo cittadini onesti e che vogliono vivere la loro vita senza problemi?

l'Italia è sempre stato un Paese solidale e in molti aspetti continua ad esserlo, ma come si fa a tollerare questa fobia strisciante?

veramente si crede che è un problema di documenti?