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  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di joalter
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    Hollywood diffida un utente italiano

    leggete questo articolo di punto informatico...
    che ne pensate???
    >>>>>>>>>> bye dudes <<<<<<<<<<

  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di KaNaPa
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    Penso che mi piace la lettera inviata dal provider al "criminale":

    "La informiamo che non daremo seguito ad alcuna azione di denuncia ulteriore, ma la preghiamo di prendere gli opportuni provvedimenti per evitare che situazioni di questo genere si ripetano".

    Leggendo tra le righe:
    "Sappiamo che è na rottura di scatole e che noi viviamo grazie al fatto che tu scarichi e condividi, ma la prossima volta cerca di stare più attento e di usare dei software che evitino questi "inconvenienti" (come per es PeerGuardian)"




    PS: sarebbe anche interessante conoscere la risposta inviata dal provider alla MPAA :metallica
    "Se due persone fumano sotto ad un cartello con su scritto "Vietato Fumare" gli si ordina di smettere e gli si fa la multa; se trenta persone fumano sotto allo stesso cartello li si invita ad andare a fumare altrove. Se trecento persone fumano, si toglie il cartello" W. Churchill

  3. #3
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    Dal punto di vista legale, l'isp ha le mani legate.
    Non può denunciare su richiesta di un'associazione privata pena violazione della privacy, non ha alcuna prova, rischierebbe solo guai
    NO MP TECNICI PERCHE' NON NE CAPISCO NULLA, GRAZIE

  4. #4
    Utente di HTML.it L'avatar di ARCTiC
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    Fosse solo quello... ammesso che l'utente abbia realmente condiviso quei files, nessun tribunale italiano potrebbe prendere in considerazione come prova un log di parte (di parte perche', le uniche prove esistenti e cio' il suo IP con il nome del file, sono fornite dalla parte accusatoria e trattasi di un semplice testo). In poche parole pure l'amministratore di questo forum potrebbe prendere il mio IP e appiccicarci a fianco il nome di un file e scriverci che lo stavo condividendo con un programma p2p! (il provider NON conserva mica il log di tutto il mio traffico o di quello che c'e' sul mio HD).
    Non solo, ammesso che in qualche modo sia dimostrabile che realmente quell'utente stava condividendo quel file, non vi e' alcuna prova che quel "nome file" contenesse realmente materiale protetto da copyright, cioe' io potrei condividere nome_film_famoso.avi e "dentro" metterci la mia prima comunione (!).
    Trattasi quindi di prove assolutamente indiziarie e di accuse assolutamente infondate. L'unico modo per "incastrare" un "pirata" sarebbe quello di recarsi a casa sua e di sequestrargli il PC "sperando" che sull'HD ci sia effettivamente materiale pirata... ma per fare una cosa del genere c'e' bisogno di un mandato di un giudice o PM, mandato che non viene MAI concesso per ipotesi di reato cosi' blande (una "intercettazione", un mandato di perquisizione o sequestro, vengono concessi per accertare reati gravi e gravissimi, non per un film FORSE condiviso sulla rete p2p).
    Quindi, concludendo, se in USA azioni del genere possono "funzionare", in Italia non potrebbero avere alcun risultato concreto.
    In Vino Veritas, In Scarpe Adidas, In Bagno Badedas, In Culo un Ananas ©2003 ARCTiC

  5. #5
    Utente di HTML.it L'avatar di Fool
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    come dici tu, sfido chiunque a dimostrare in tribunale che io condividevo quel determinato file coperto da diritto d'autore.

    Sta difatto che a mio parere, stanno dando troppa corda alle Major e alle multinazionali (vedi dl urbani)

  6. #6
    Utente di HTML.it L'avatar di ARCTiC
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    I metodi ci sono: AMMESSO che si riesca a ottenere un mandato per mettere sotto controllo una linea per effettuare quindi un sequestro e' possibile fare un'azione combinata per verificare che quell'IP (utente) stia effettivamente condividendo materiale illegale e poi sequestrare l'hardware per ottenere una prova; una volta sequestrato l'hardware (l'hard-disk) in tribunale essa costituisce una prova valida (detenzione e distribuzione di materiale protetto da copyright).
    Queste azioni (della polizia; che sia finanza, polizia postale, digos o altro) vengono pero' autorizzate per reati di un certo tipo, non fanno irruzione a casa di un tredicenne che condivideva la canzone del suo cantante preferito... spendendo una vagonata di soldi (perche' le indagini costano) che portera' AL MASSIMO a un patteggiamento.
    Se facessero una cosa del genere per chi commette questo genere di reati (ipotesi di reato; perche' finche' non lo condannano in tribunale, resta tale), allora per un presunto terrorista cosa dovrebbero fare? Mettersi direttamente col bazooka difronte casa e sparargli nella finestra?
    In poche parole, se volessero beccare i "pirati casalinghi", le possibilita' pratiche ci sarebbero... ma sarebbe come uccidere una moscia usando una bomba atomica: i mezzi sono assolutamente sproporzionati rispetto al reato eventualmente commesso, quindi inapplicabili. Il provider in questione quindi si e' comportato nel migliore dei modi: ha avvertito l'utente che SE stava effettivamente facendo cio' che c'era scritto nella lettera, stava commettendo comunque un reato, e che avrebbe fatto bene (nel caso) a smettere. Punto.
    In Vino Veritas, In Scarpe Adidas, In Bagno Badedas, In Culo un Ananas ©2003 ARCTiC

  7. #7
    Utente di HTML.it L'avatar di Fool
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    in pratica si potra stare tranquilli che nn cambiera nulla da prima ?

    Illegale era ed illegale è, ma nn vengono a beccare uno che condivide poche cose ?!

  8. #8
    Utente di HTML.it L'avatar di gioran
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    Originariamente inviato da ARCTiC
    I metodi ci sono: AMMESSO che si riesca a ottenere un mandato per mettere sotto controllo una linea per effettuare quindi un sequestro e' possibile fare un'azione combinata per verificare che quell'IP (utente) stia effettivamente condividendo materiale illegale e poi sequestrare l'hardware per ottenere una prova; una volta sequestrato l'hardware (l'hard-disk) in tribunale essa costituisce una prova valida (detenzione e distribuzione di materiale protetto da copyright).
    Queste azioni (della polizia; che sia finanza, polizia postale, digos o altro) vengono pero' autorizzate per reati di un certo tipo, non fanno irruzione a casa di un tredicenne che condivideva la canzone del suo cantante preferito... spendendo una vagonata di soldi (perche' le indagini costano) che portera' AL MASSIMO a un patteggiamento.
    Se facessero una cosa del genere per chi commette questo genere di reati (ipotesi di reato; perche' finche' non lo condannano in tribunale, resta tale), allora per un presunto terrorista cosa dovrebbero fare? Mettersi direttamente col bazooka difronte casa e sparargli nella finestra?
    In poche parole, se volessero beccare i "pirati casalinghi", le possibilita' pratiche ci sarebbero... ma sarebbe come uccidere una moscia usando una bomba atomica: i mezzi sono assolutamente sproporzionati rispetto al reato eventualmente commesso, quindi inapplicabili. Il provider in questione quindi si e' comportato nel migliore dei modi: ha avvertito l'utente che SE stava effettivamente facendo cio' che c'era scritto nella lettera, stava commettendo comunque un reato, e che avrebbe fatto bene (nel caso) a smettere. Punto.
    Concordo in pieno.......ed è così che funziona in Italia.
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