Il
Datagate ha colpito in tutto il mondo attraverso le
operazioni di spionaggio della Nsa, e questa non è tanto una novità. Il fatto è che la notizia è rimbalzata oggi soprattutto in Europa in seguito alle
rivelazioni di Le Monde sullo spionaggio della Nsa in Francia, che documenta l’intrusione dell’agenzia di sicurezza americana nella vita privata dei cittadini d’oltralpe.
Al che sorge immediatamente il dubbio che
la stessa sorte sia capitata anche all’Italia. Cosa confermata dal deputato di Sel e membro del Copasir
Claudio Fava: “È avvenuto anche in Italia e i servizi italiani ne erano al corrente”, detto a Effetto Giorno su Radio 24. “Mi sembra chiaro che sia
avvenuto anche in Italia. Il pezzo di Le Monde ci offre un dato puntuale su quello che avveniva con la Francia, ma ricordando anche che lo stesso sistema di raccolta a strascico di dati in base ad alcuni sensori è stato fatto nei confronti di altri Paesi, cosa che
non è stata smentita dai vertici dei servizi segreti americani con i quali abbiamo avuto una serie di incontri due settimane fa a Washington. Ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese”.
E la sicurezza del paese, evidentemente, impone di
spiare paesi avversari così come paesi amici. Ma è legale tutto questo? Ed è accettabile? “Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di Paesi alleati è un punto di vista che loro (gli Usa, ndr) non hanno, ma che noi dovremmo avere”.
Il ministro francese ha convocato l’ambasciatore americano, l’Italia che ha fatto dopo aver scoperto che persino la
nostra ambasciata a Washington veniva intercettata? “Quando abbiamo chiesto qualche mese fa ai servizi e al Governo cosa intendessero fare l’atteggiamento ci è sembrato abbastanza tiepido. Da quello che abbiamo saputo da fonte americana a Washington i servizi italiani sono sempre stati al corrente di questa attività di monitoraggio, che interveniva anche pesantemente sulla privacy dei cittadini italiani”.
“Questa politica della Nsa - che ha alcuni elementi selettivi che permettono di risalire a dati pericolosi - è fatta seguendo le leggi americane, è una cosa che già sappiamo. Cambia la capacità di reazione, il governo italiano ha voltato lo sguardo da un’altra parte, ma nessuno può dirsi stupito. Il modo in cui ha posto il problema la Francia è un tema dal quale nessuno potrà sottrarsi, chiederemo al governo come mai non è stato mai convocato l’ambasciatore americano”.
Da tutto questo si capisce come l’Italia, per ragioni ignote, sia stata di fatto
l’unica nazione a non protestare per niente dopo aver scoperto di essere stata vittima di spionaggio da parte di una nazione alleata. Inutile perdere tempo? Non la pensano così la maggior parte degli omologhi europei e non solo: la prima a protestare fu Angela Merkel, ma anche la Svizzera votò in Parlamento un ordine del giorno di condanna degli Usa, la presidente brasiliana Youssef annullò una visita per protesta e adesso è la volta, un po’ in ritardo, della Francia. Da noi c’è solo silenzio.