Pagina 2 di 6 primaprima 1 2 3 4 ... ultimoultimo
Visualizzazione dei risultati da 11 a 20 su 51
  1. #11
    muccino ( che è il fratello dell'attore ) magari è anche bravo, non lo so
    il film è piaciuto molto agli americani perchè è appunto la storia di uno che da poverissimo diventa miliardario: il sogno americano

  2. #12
    Originariamente inviato da andrea.paiola
    muccino ( che è il fratello dell'attore ) magari è anche bravo, non lo so
    il film è piaciuto molto agli americani perchè è appunto la storia di uno che da poverissimo diventa miliardario: il sogno americano
    grazie per la precisazione
    [supersaibal]
    vendo questo spazio a 2 € per un intero anno + iva
    [/supersaibal]

  3. #13
    Originariamente inviato da Sergiao
    grazie per la precisazione
    prego

  4. #14
    Utente di HTML.it L'avatar di lnessuno
    Registrato dal
    Feb 2002
    Messaggi
    2,732
    non mi piace il nome del regista, quindi non credo che andrò a vederlo

    seriamente non mi ispira, ma prima o poi probabilmente lo vedrò...

  5. #15
    Utente di HTML.it L'avatar di wsim
    Registrato dal
    May 2002
    Messaggi
    896
    Originariamente inviato da gianfy85
    si ma la storia è da spettacolo.... cmq a quanto ho sentito... campione d'incassi in usa nel primo week end....
    Che sia campione d'incassi in USA non significa nulla per il pubblico europeo, filmoni di cassetta che là vanno a vedere a milioni qua non ricevono altrettanta accoglienza.
    Dicevo europeo perchè in effetti il pubblico italiano è meno selettivo rispetto ai cugini europei, qua in Italia i filmoni di cassetta d'oltre Atlantico in genere hanno un buon successo. ( salvo poi commentare all'uscita: che cagata! )

    Da prendersi come discorso generale, non mi sto riferendo allo specifico film.
    me ne sono andato, ma posso sempre riapparire con la grazia e la leggerezza di un B-52 carico di bombe.

  6. #16
    Interessante la recensione di Crespi su l'Unità:

    C'era grande attesa per La ricerca della felicità, primo film americano di Gabriele Muccino presentato ieri alla stampa e da oggi nei cinema di tutta Italia. I giornalisti si sono divisi fra commossi e perplessi. Non poteva andare altrimenti. Perché La ricerca della felicità, interpretato da Will Smith e ispirato alla vera storia del miliardario ex povero Chris Gardner, ha due livelli di lettura in aperta contraddizione l'uno con l'altro. Il primo livello è la storia di Gardner, una storia alla Frank Capra (ma guarda un po', un altro italiano di Hollywood!). Un poveraccio che diventa ricco e realizza il sogno americano, un nero che inizialmente è costretto a vivere nel quartiere cinese di San Francisco e alla fine è accettato nel circolo di bianchi più esclusivo che esista, quello degli agenti di borsa. A questo livello il film è commovente perché Will Smith è bravissimo ed è molto più simpatico del vero Gardner perché le battute arrivano al momento giusto, perché il rapporto fra Gardner e il figliolo (interpretato dal vero figlio di Smith) è azzeccato e toccante. Muccino non sbaglia un colpo. La regia è brillante, efficace; le scene hanno tensione, soprattutto quelle in cui a Gardner/Smith capitano le sfortune più beffarde (è molto tirato via, invece, il finale in cui l'uomo trova finalmente un lavoro: ma del resto il film, citando la celeberrima frase di Jefferson che apre la costituzione degli Stati Uniti, è sulla «ricerca» della felicità, che è molto più interessante della felicità in sé). Se non vi dicessero che il film è diretto da un italiano non ve ne accorgereste mai: Muccino ha fatto un lavoro alla Zelig, si è messo al servizio del copione e ha sfornato il film che Hollywood si aspettava da lui». È una cosa assai più facile a dirsi che a farsi, quindi tanto di cappello.
    Il secondo livello di lettura, invece, pone notevoli problemi: che andrebbero però rilanciati al vero Gardner, ai produttori e allo sceneggiatore Steve Conrad. Partiamo da esempi concreti: perché nel film, oltre alla moglie bisbetica, gli unici che danno fastidio a Gardner sono due hippy e un vecchio barbone che sogna di tornare agli anni '60 «per vedere Jimi Hendrix che brucia la chitarra sul palco»? E perché, invece, lungo la propria odissea Gardner incontra solo capitalisti bianchi dal cuore d'oro che sembrano usciti, quelli sì, da un film di Frank Capra? Ricordiamo che siamo nel 1981, con Reagan da poco al potere. Il film descrive, si, con una certa accuratezza la condizione dei «nuovi poveri». Ma non sembra dare la colpa a Reagan. Non sembra dare la colpa a nessuno, se non alla sfortuna. Gardner/Smith non prova alcun antagonismo rispetto al mondo del capitale: semplicemente, quelli sono i ricchi, hanno belle case e lui è pronto a tutto per diventare come loro. La ricerca della felicità racconta il classico «uno su mille» che ce la fa, ma se ne frega allegramente degli altri 999 (non è un caso che i personaggi degli stagisti, «rivali» di Gardner in un corso aziendale che vedrà il solo vincitore assunto, non siano minimamente caratterizzati come personaggi: la sceneggiatura li rimuove; non sono persone, sono sfondi di un videogame).
    Una volta avremmo scritto che La ricerca della felicità è un film «di destra»; oggi, collocandolo in un presente dove le nostre piccole ideologle italiane sono sfumate, ma dove altre ideologie assai più pesanti dominano il pianeta, dovremo definirlo un film «reaganiano», in cui l'America di Bush (degno figlio di suo padre, che di Reagan fu il burattinaio) applaude il proprio arrivismo e il proprio maschilismo, e i povveri si fottano! Tutto ciò non riguarda Muccino - che ha il diritto, da straniero, di non preoccuparsene - ma ha molto a che vedere con l'immagine che l'America ha di sé. La ricerca della felicità rilancia la versione rampante del Sogno Americano proprio nello stesso momento in cui Rocky Balboa, anch'esso da oggi nelle sale, lo colloca nella distanza del mito. Sarebbe interessante un confronto con il finlandese Le luci della sera di Aki Kaurismaki, che pure esce oggi: se nei due film americani essere perdenti è una vergogna, nel mondo di Kaurismaki è motivo d'orgoglio. I suoi personaggi, nei grattacieli della Borsa di San Francisco, non entrerebbero nemmeno dipinti. È la vecchia Europa: una perdente di grande fascino.

    [Da L'Unità 12 gennaio 2007 ]
    http://www.7design.it/ - Realizzazione siti web, immagine coordinata, posizionamento

  7. #17
    Una volta avremmo scritto che La ricerca della felicità è un film «di destra»; oggi, collocandolo in un presente dove le nostre piccole ideologle italiane sono sfumate, ma dove altre ideologie assai più pesanti dominano il pianeta, dovremo definirlo un film «reaganiano», in cui l'America di Bush (degno figlio di suo padre, che di Reagan fu il burattinaio) applaude il proprio arrivismo e il proprio maschilismo, e i povveri si fottano!
    la sintesi migliore

  8. #18
    Originariamente inviato da Mr_White
    ...
    effettivamente bella recensione.
    [supersaibal]
    vendo questo spazio a 2 € per un intero anno + iva
    [/supersaibal]

  9. #19
    hanno fatto un film di Geronimo Stilton??
    Sospetto che ci sia altro nella vita oltre ad essere bello bello in modo assurdo. E presto scopriro' anche che cos'e'.

  10. #20
    Utente di HTML.it L'avatar di wsim
    Registrato dal
    May 2002
    Messaggi
    896
    Originariamente inviato da Mr_White
    Interessante la recensione di Crespi su l'Unità:
    pare un film costruito ( bene) su misura per quel pubblico...
    me ne sono andato, ma posso sempre riapparire con la grazia e la leggerezza di un B-52 carico di bombe.

Permessi di invio

  • Non puoi inserire discussioni
  • Non puoi inserire repliche
  • Non puoi inserire allegati
  • Non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
Powered by vBulletin® Version 4.2.1
Copyright © 2025 vBulletin Solutions, Inc. All rights reserved.