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  1. #11
    Originariamente inviato da webus
    Spiacente, ma quello non è il discorso di Pericle, quello è il discorso di Paolo Rossi.

    L'orazione funebre che Pericle pronunziò era in realtà abbastanza diversa e conteneva parti scomode che il buon comico si è guardato bene dal citare, come, ad esempio: "Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà il frutto del valore e non ci tiriamo indietro di fronte ai pericoli della guerra".

    Dopotutto sarebbe bastato leggere chi era Pericle per avere una più corretta comprensione di quanto hai scritto.
    si? mi devo comprare una versione su libro, l'unico sito in cui ho letto la tua versione è quello di forza italia

  2. #12
    Originariamente inviato da chemako
    si? mi devo comprare una versione su libro, l'unico sito in cui ho letto la tua versione è quello di forza italia
    Io l'ho letto in un libro di Karl Popper.

    Comunque ripeto: uno sguardo alla figura storica di Pericle aiuterebbe a evitare di prendere certi abbagli.
    Mi immagino comunque i commenti che si sarebbero alzati se questo discorso fosse stato trasformato a favore della destra. Il blasfemo sarebbe come minimo stato bollato di peritura infamia, invece lo scaltro comico di sinistra viene pure ricoperto di lodi. Bah, vedremo di ricordarcelo per il futuro, le occasioni non mancheranno.
    Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. (Maffeo Pantaleoni)

  3. #13
    Originariamente inviato da chemako
    si? mi devo comprare una versione su libro, l'unico sito in cui ho letto la tua versione è quello di forza italia
    certo che poi è strana sta cosa. Io ad esempio ho trovato facilmente tutto il testo integrale, pure in versione originale.

    Giusto per dare un'idea di come Paolo Rossi ne abbia COMPLETAMENTE CAMBIATO il senso:

    La guerra del Peloponneso II

    Pericle si avvia alla tribuna per parlare

    34. [...] gli Ateniesi, secondo l'usanza patria, celebrarono a spese dello Stato i funerali di coloro che per primi erano caduti in questa guerra, [...] Per questi primi caduti fu scelto dunque Pericle figlio di Santippo per parlare. E quando giunse il momento, avanzando dal monumento funebre su di una tribuna elevata che era stata costruita, perché fosse udito al meglio possibile dalla gente, disse così:


    Il passato glorioso di Atene

    36. Comincerò dunque dai nostri primi antenati; infatti è giusto, e allo stesso tempo opportuno, concedere loro in questa situazione questo onore del ricordo. Infatti proprio loro, abitando sempre questa regione lungo il succedersi delle generazioni, grazie al loro valore ce la consegnarono libera fino ai nostri giorni. Essi sono degni di lode, ma ancora di più lo sono i nostri padri: dopo aver acquisito, in aggiunta a ciò che avevano ricevuto, l'impero che noi possediamo, non senza fatica lo lasciarono a noi oggi. Noi qui presenti, soprattutto, ancora in una piena maturità, apportammo gli accrescimenti dell'impero e rendemmo per tutti la città pienamente pronta ed autosufficiente sia per la guerra che per la pace. Ed io, dato che non voglio fare lunghi discorsi a chi conosce già, lascerò perdere, fra questi fatti, le imprese compiute durante le guerre, grazie alle quali furono conquistati i singoli possedimenti, o quando noi o i nostri padri respingemmo con valore il nemico barbaro o greco che ci attaccava. Dopo aver chiarito per prima cosa questo punto, da quale modo di vivere siamo giunti a queste situazioni e con quale ordinamento civile e grazie a quali caratteri personali il nostro impero è divenuto grande, vado ad affrontare anche l'elogio dei caduti, poiché credo che, nella situazione presente, un discorso di tal genere no sarebbe pronunciato invano e sarebbe utile che tutta la folla, sia cittadini che stranieri, lo ascoltasse con attenzione.


    I pregi della costituzione ateniese

    37 Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti, dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell'interesse di pochi ma di molti, è chiamato democrazia; [...]


    Confronto tra Atene e Sparta

    39. Inoltre ci distinguiamo dai nostri avversari anche per le preparazioni ai combattimenti: infatti, facciamo in modo che la città sia aperta a tutti e non accade mai che, a causa di bandi degli stranieri, teniamo qualcuno lontano dall'apprendere o dal vedere qualcosa che - nascosta - potrebbe risultare utile ad un nemico che la vedesse, dato che ci fidiamo non tanto delle disposizioni e degli inganni, quanto piuttosto del coraggio che da noi medesimi viene impiegato nelle azioni. Nell'educazione, poi, loro fin da giovani, sottoponendosi subito ad un duro esercizio, ricercano il coraggio; noi, invece, che viviamo senza costrizioni, siamo non meno di loro capaci di affrontare pericoli equivalenti. Ecco la prova: gli Spartani, infatti, non compiono spedizioni contro la nostra regione da soli, ma con tutti i loro alleati; noi invece, quando invadiamo il paese delle genti confinanti, senza difficoltà, benchè combattiamo contro persone che difendono i propri possessi, in terra straniera, la maggior parte delle volte abbiamo la meglio. Fino ad ora nessun nemico si imbatté nel nostro esercito al completo, a causa dell'impegno per la flotta che avviene contemporaneamente all'invio dei nostri per terra contro molti obiettivi. Se dunque una volta si scontrano contro una parte ( del nostro esercito ), dopo aver vinto alcuni di noi si vantano di averci vinti tutti e, se invece sono stati sconfitti, affermano di essere stati sbaragliati dall'esercito al completo. Dunque, se con la serenità, piuttosto che con l'esercizio alle fatiche e con un coraggio che deriva non dalle leggi quanto dal carattere, desideriamo affrontare i pericoli, noi abbiamo in più la possibilità di non lasciarci abbattere dai dolori che stanno per giungere, di mostrarci nell'affrontarli non meno coraggiosi di coloro che sopportano fatiche in continuazione e la nostra città per queste ragioni ed anche per altre è degna di essere ammirata.

    Le buone qualità dei cittadini ateniesi

    40. Infatti noi amiamo ciò che è bello ed insieme frugale ed amiamo la saggezza senza mollezza, ci serviamo della ricchezza più per l'opportunità di azione che per lo sfoggio in un discorso, e non è vergognoso ammettere di essere povero, anzi è più vergognoso tentare di rifuggire con i fatti la povertà. Le stesse persone si possono occupare diligentemente degli affari domestici e politici contemporaneamente e per gli altri, che si sono dedicati ad ( altre ) occupazioni ( è possibile ) conoscere le attività dello Stato abbastanza bene. Noi soli, infatti, consideriamo chi non prende assolutamente parte a queste questioni ( politiche ) non quieto, ma inutile e noi stessi giudichiamo o discutiamo correttamente le questioni, dato che riteniamo che le parole non siano d'ostacolo alle azioni, anzi piuttosto non essere stati informati in anticipo da un discorso prima di andare ad occuparci di ciò che bisogna compiere con un'azione. [...]


    Atene, modello per la Grecia

    41 In sintesi io affermo che tutta la nostra città sia un modello didattico della Grecia e che mi sembra che i nostri uomini, [...] Inoltre, dopo aver dimostrato con grandi prove che anche la nostra potenza è suffragata da testimonianze, saremo ammirati dai contemporanei e dai posteri, dato che non abbiamo inoltre bisogno né di Omero che ci elogi né di qualcuno che con i suoi versi sul momento ci diletterà, ma la verità smentirà la rappresentazione dei fatti, e che invece costringemmo ogni mare ed ogni terra a diventare accessibile alla nostra audacia ed edificammo insieme ovunque ricordi destinati a durare in eterno di sventure e successi. Dunque, per una tale città, questi uomini morirono nobilmente in combattimento, perché ritenevano giusto che non fosse loro strappata via, ed è naturale che ognuno degli uomini sopravvissuti desideri soffrire per essa.



    La più insigne delle sepolture

    [...]la terra intera è la tomba per gli uomini illustri, e non solo un'iscrizione sulle steli nella loro terra natale li ricorda, ma anche in terra straniera risiede in ognuno un ricordo non scritto, affidato alla mente più che alle cose materiali. Ed ora voi, imitandoli e, giudicando che la felicità deriva dalla libertà e la libertà dal coraggio, non preoccupatevi dei pericoli della guerra. [...]


    Onore e gloria nel ricordo imperituro

    44 Perciò non li compiango, genitori di questi caduti, voi che siete presenti, piuttosto li consolerò. [...] Infatti, solo l'amore per la gloria è imperituro e nella tarda età non è il guadagnare che alletta di più - come dicono alcuni - ma l'essere onorati.
    Insomma, si tratta di una orazione funebre in onore dei primi caduti nella Guerra delPoloponneso, e in definitiva di una esaltazione della guerra. Come abbia potuto un paccaro come Paolo Rossi trasformarla in opera di propaganda è facile capirlo, così come è facile capre che non ci si dovrebbe affidare ai comici per imparare la storia.

    http://www.antiqvitas.it/doc/doc.tuc.Pericl.htm
    Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. (Maffeo Pantaleoni)

  4. #14
    Originariamente inviato da webus
    così come è facile capre che non ci si dovrebbe affidare ai comici per imparare la storia.
    e già che ci siamo conviene non affidarsi agli storici per farci ridere.
    Mai dimenticarsi delle proprie radici, specie quando queste ricordano un fulgido passato che si sposa perfettamente con il presente.

  5. #15
    Originariamente inviato da Primula Rossa
    e già che ci siamo conviene non affidarsi agli storici per farci ridere.
    Uhm, concordo, ma mi sfugge chi è che si affiderebbe agli storici per far ridere. :master:
    Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. (Maffeo Pantaleoni)

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