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  1. #11
    Utente di HTML.it
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    Originariamente inviato da tognazzi
    rinunciare alle lampadine con tecnologia obsoleta ma anche, dal 2011, agli elettrodomestici «energivori» e a quelli che non pormettono lo spegnimento completo dei led.
    Ma i Verdi si gabbano in modo facile, basta non mettergli il LED, tanto la parte che consuma e serve per poter accendere da remoto la tv non è il led
    Cosi il consumatore è contento di non doversi alzare per accendere il tv, i Verdi perche sembra che abbiano salvato il mondo e i produttori perche ci risparmiano 5 cents di led a dispositivo.
    Fantastico

  2. #12
    io ho un interruttore comodissimo che mi toglie elettricità a tutto il soggiorno
    con lo stesso tasto spengo tutti i led/cristalli liquidi che ci sono ( dal videoregistartore alla tivvù )

    in camera ho il pc e stacco pure quella ciabatta... ci sono attaccati anche vari trasformatori

  3. #13
    Utente di HTML.it L'avatar di carlo2002
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    quante balle che ci raccontano, politici di me*da
    Errare humanum est, perseverare ovest

  4. #14
    Se ne è già parlato mille volte, dello standby, del quale ancora in tanti dimostrate di non averne capita una sega (chemaskio a parte); fatti una ricerca.
    Più la si cerca e più si allontana, la base dell'arcobaleno.
    foto

  5. #15
    Originariamente inviato da tognazzi
    tieniti forte che il meglio deve venire: i led sono stati vietati per legge
    http://www.corriere.it/politica/07_d...a99c53b.shtml#

    buhuuhuahahahhaha
    ma quanto sono scemi?
    - L'energia usata per gli stand-by non è nemmeno una goccia dell'energia sprecata a livello globale (una goccia tutti insieme, non gocce singole da sommare)
    - L'energia dispersa da un apparecchio in stand by nulla centra con il led che serve solo a segnalare lo stato di stand by.

  6. #16
    Utente di HTML.it L'avatar di ilgiovo
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    copincollo da un altro forumm

    questo ragazzo ha fatto un'esperienza estrema, ma senza arrivare ai suoi livelli magari qualcosa si può fare nel nostro piccolo!

    C'è un uomo che vive al freddo, senza automobile e con la dispensa
    semivuota. Mangia poca carne, riutilizza la carta usata e va in bici al
    mercato per comprare rape sporche di terra dai contadini. E' un
    cuorcontento, accetta ogni restrizione e anche nei giorni di festa vive
    lietamente con i motori al minimo. Chi può essere? Un originale, direte. Un
    poveraccio con la pensione da fame.

    Sbagliato. Quel tale è un paladino solitario di "Emissione-zero", uno che
    tenta di vivere producendo il minimo di Co2, il gas che la civiltà dello
    spreco spara nell'atmosfera surriscaldando la Terra e chiudendoci tutti in
    una cappa mortale. Uno che cerca di vivere mirando a quello zero
    impossibile, testardamente, per salvare il mondo che verrà.

    Ecco, per una settimana ho provato a vivere così. All'osso, calcolando
    l'equivalente in anidride carbonica di ogni minimo atto. Ho misurato i
    chilometri in treno, il cibo consumato, i tempi di cottura, gli sciacquoni,
    e poi ho tirato le somme.

    Risultato? Ho consumato metà della metà e la mia vita è cambiata. Sono
    diventato più ricco, più leggero, più sensibile all'insulto dello spreco. E
    sicuramente più ai ferri corti con un Paese che non fa nulla per premiare il
    consumo virtuoso.

    La storia comincia quando sento parlare di una società di Legambiente dal
    nome trasparente di "Azzero Co2", col timbro del Kyoto Club. Telefono, dico
    cosa vorrei fare, spiego che vivo a Trieste, in una situazione ottimale, già
    di "bassa energia".

    Non sono pendolare, non ho auto né lavastoviglie, sto a un secondo piano
    senza ascensore e ho tutto sotto casa: ufficio, negozi, stazione. La Tv l'ho
    buttata per manifesta inutilità; possiedo solo una radiolina a onde corte e
    un glorioso telefonino vecchio di sette anni.

    "Lei è un virtuoso", annunciano. Ma la virtù non basta: loro vogliono
    accertarsi che sia anche matto abbastanza per sottomettermi alle prove più
    dure. Così frugano nella mia privacy, annotando ogni minuzia dei miei
    consumi e si buttano nel conteggio.

    Elettrodomestici, caldaia, luce, eccetera: totale 2427 chilowattore annui,
    corrispondenti a 1578 chili di Co2, come sette frigoriferi pieni. Al giorno
    fanno 4,32. La metà della media europea che è di nove chili pro capite, dato
    confermato da Greenpeace.

    "Ottimo - penso - parto in vantaggio". Invece no, non sono inclusi i
    trasporti, e sono proprio quelli che sballano il conto. L'aereo soprattutto,
    che spara gas-serra in quantità letali. Solo per ricuperare i voli di
    quest'anno, mi dicono, dovrei piantare alberi per una vita. Replico che sono
    pronto, anche a non volare più, come Terzani dopo il famoso incontro con
    l'Indovino. Risposta: "Intanto cominci leggendosi un bel vademecum di
    consumo etico".

    L'inizio è terrificante. Regole penitenziali a raffica. Se fosse prescritto
    anche il caffè di cicoria, sarebbe un perfetto manuale di autarchia
    fascista. Ma è una guerra necessaria: Co2 è in agguato ovunque. Nei cibi
    refrigerati e nelle lunghe cotture. Nelle confezioni luccicanti di plastica
    e nel cibo che ha alle spalle grandi distanze di trasporto camion.
    Soprattutto nella carne, perché il foraggio inquina cento volte più del
    letame.

    Scopro che la mia vita va rivoltata come un calzino. Devo acquistare il pane
    sotto casa; comprare verdure di stagione, meglio se locali; fare scorta di
    legumi secchi e abbandonare l'acqua minerale. E poi luci a basso consumo,
    riscaldamento minimo, docce brevi non quotidiane e - ovviamente - raccolta
    differenziata della spazzatura. Ultimo sigillo: viaggiare meno. Solo treno e
    bicicletta.

    Mi dicono che avrò a disposizione consulenti "etici", pronti a sciogliere i
    miei dubbi e a calcolare l'effetto-Co2 delle mie giornate, sulla base di un
    rapporto quotidiano che mi impegno a mandare. "Lo zero se lo scordi - mi
    smontano in partenza - a quello non arriva neanche un monaco tibetano".
    Chiedo almeno quale può essere un buon obiettivo. Risposta lapidaria: "Il
    massimo". Tanta è l'apnea della Terra.

    *MERCOLEDI' - PRIMO GIORNO*
    Mi sento sommerso di divieti, come un ebreo osservante cui è prescritto
    anche il piede con cui scendere dal letto. Dio mio, se devo stare attento a
    ogni boccone che mangio, al compostaggio, al riciclaggio eccetera, il mio
    diventa uno sforzo monomaniaco, e allora dove va a finire l'etica se non ho
    più tempo per accorgermi del mendicante sotto casa? E poi come racconterò
    tutto questo? Elencare una serie di piccoli gesti sparagnini è una noia
    mortale; come tenere un diario di bordo restando chiusi in cambusa. Una
    sfida narrativa oltre che ecologica.

    Per cominciare azzero tutto, nel timore di sbagliare. Per un giorno, niente
    riscaldamento, acquisti, spostamenti. Posso farlo, la dispensa è piena, non
    ho viaggi in vista e fuori fa un caldo schifoso. M'accorgo che posso
    cucinare anche senza il fuoco, così mi regalo un pranzo con acciughe
    marinate, pane e spinaci crudi col parmigiano a scaglie. Funziona, ma sono
    pieno di dubbi. E' Natale ma sul mio tavolo è quaresima. E poi che senso ha
    tirare la cinghia se il mondo continua a vomitare gas fottendosene del
    domani? A fine giornata mi sento strano e leggero, come dopo un Ramadan.

    *GIOVEDI' - SECONDO GIORNO*
    Avvio energico. Avvito una cassetta sul retro della bici e, così bardato,
    affronto il mercato ortofrutticolo. In un angolo trovo un contadino che ha
    steso a terra un tappeto di meraviglie dimenticate. Verze terragne, crauti,
    aglio piccolo e pestilenziale, miele di ape dalmatica, uova ruspanti. Compro
    rape e cachi. Non un'occhiata alle fragole spagnole e ai pomodori di serra.
    Spendo la metà del solito e mi faccio pure una chiacchierata. Intanto arriva
    la buona notizia: la prima giornata è andata bene: 1.57 chili di Co2.
    Grande.

    Ma la sera mi chiama Repubblica, l'indomani mi spediscono a Monza per
    servizio ed è chiaro che il viaggio sballerà la media Co2. Ma è meglio così,
    lo scontro si fa duro. Così scelgo il massimo: solo treno, niente taxi e
    partenza con bici al seguito. Cominciano le sorprese: gli Eurostar non hanno
    il vano necessario al trasporto. In Italia le due ruote viaggiano solo su
    polverosi regionali, il che vuol dire cambi continui e tempi da tradotta del
    Piave.

    Comincio a capire. La mia è una guerriglia, un atto eversivo. Devo
    rassegnarmi ad avere il sistema contro. Tengo duro, cerco ancora, finché
    scopro sull'orario cartaceo che un treno veloce col porta-bici esiste. Va a
    Schaffhausen, Svizzera. L'unico, in tutto il Grande Nord. Dai, che ce la
    fai.

    La bici comporta altre complicazioni. La liturgia del bagaglio cambia
    completamente. Devo dividerlo in due sacche e metterci accanto lo zainetto
    da computer. Come ricambio, niente camicie: solo magliette che non si
    stirano. Un salutare esercizio di alleggerimento.

    Dovrei anche cercare un albergo eco-compatibile - c'è una guida apposita che
    li elenca - ma è troppo complicato e chiedo a un amico di ospitarmi. Sotto
    casa scopro un'osteria nuova, mi faccio un baccalà in umido e un calice di
    rosso. Per la prima volta sono ottimista: a fine giornata ho prodotto
    1.22kg di Co2. Un po' meglio di ieri.

    *VENERDI' - TERZO GIORNO*
    Dal treno per Venezia vedo migliaia di camion fermi in una nube di Co2.
    Tradotte di agnelli dall'Ungheria alle Calabrie, yogourth francesi diretti
    in Friuli. Lo sciopero-incubo è finito da una settimana e tutto è come
    prima. L'Italia ostaggio dei Tir, come il Cile di Allende.

    A Mestre piazzo le due ruote sull'Intercity. Nella tratta italiana il
    vano-bici non lo usa nessuno, è tristemente vuoto. In carrozza la gente mi
    guarda strano. Esco dagli schemi: viaggio con un mezzo povero, ma porto una
    cravatta elegante e un cappello da rabbino (naturalmente l'ho fatto
    apposta).

    A Vicenza mi si siede accanto una mamma ansiogena con due bambini-mostri. Il
    dialogo si limita al cibo: tavola pancino fame prosciutto mangia bevi ancora
    basta finisci gnam gnam. Il maschietto ripete: mio mio mio. Poi, guardando
    il vuoto: io io io io. Conosce solo l'ausiliare "voglio". Ignora il "posso"
    e il "devo". Risate, urla, colpi ai tavolini senza timore di punizioni. E'
    chiaro: sono i bambini il primo anello della catena dello spreco. Ai bambini
    non si nega nulla. Il livello mondiale di Co2 dipende anche da loro.

    Il bar della stazione di Milano è una mostruosa macchina di rifiuti. In un
    minuto vedo sparire nelle borse dei viaggiatori tonnellate di confezioni di
    plastica. Fuori l'aria è irrespirabile, inghiotto polveri sottili per una
    settimana. Ma è un avvelenamento utile: aumenta la rabbia e la voglia di
    cambiare. Sento che in me sta avvenendo una trasformazione irreversibile.

    La sera a Monza piove. Non demordo, pedalo nel buio in mezzo a villette
    blindate, tra soli immigrati, fino a destinazione, un condominio di
    periferia. A intervista finita mi chiedono di restare a cena. Accetto, ma è
    un clamoroso errore. Per restare nella norma devo rinunciare al meglio: lo
    stufato di manzo, perché ha consumato troppo gas. Ci ridiamo su, ma io torno
    a Milano-Centrale scornato, bici-treno nella nebbia tra torvi pendolari
    lumbard.
    *
    SABATO - QUARTO GIORNO*
    Rientro a casa. A Mestre tutti i treni sono in ritardo ma in compenso
    quaranta megaschermi sparano in simultanea pubblicità per intontire
    l'utenza. Un costo spaventoso in termini di inquinamento, acustico e
    atmosferico. Ma nessuno si ribella, siamo una repubblica delle babane.
    Tacere, obbedire, consumare.
    La carrozza per Trieste è surriscaldata (mi prendo un raffreddore da fieno)
    e piena di telefonini sintonizzati sul nulla. Ragazzi ridono ascoltando da
    un computer una voce che gracchia minacce anti-immigrati in un veneto
    barbarico condito di bestemmie. Torno a casa nella pioggia, stanchissimo, ma
    la performance Co2 del viaggio è buona: 26.81 (14.40 + 12.41) in due giorni,
    tutto compreso.

    *DOMENICA - QUINTO GIORNO*
    Vado in centro, tra le luminarie. Gli italiani saranno anche più poveri ma i
    loro carrelli sono stracolmi. In un Paese che frana riempire la dispensa è
    una terapia ansiolitica, l'unica consentita. Dilapidare, per non pensare che
    si sta dilapidando. Ma la paura affiora negli sguardi. E' quasi Natale e
    nessuno sorride. A me sembra invece di sentire le feste per la prima volta
    dopo anni.

    Approfitto della domenica, vado in ufficio e metto la stanza in
    assetto-risparmio. Nella risma della fotocopiatrice piazzo fogli già usati
    da un lato, poi elimino ogni situazione di stand-by e faccio strage di luci
    inutili. E la sera, visto che ho un cesto di pane secco, metto a mollo le
    pagnotte per fare gli gnocchi. Ricetta della nonna, con aggiunta di speck,
    aglio, formaggio, prezzemolo eccetera. Vengono una meraviglia, e la
    performance migliora ancora: 0.97.

    *LUNEDI', NATALE - SESTO GIORNO *
    E' Natale e faccio la rivoluzione. Chiudo il freezer, tanto non serve. Visto
    che è dicembre, metto in terrazza una dispensa per le verdure. Sposto il
    tavolo vicino alla finestra per consumare meno luce. Compro due prese
    elettriche intelligenti, che si disattivano quando le batterie del
    telefonino o computer sono cariche. Installo in bagno un rompi-getto, che
    dimezza i consumi. Ordino un carica-telefonino da bici che sfrutta l'energia
    della pedalata.

    Ormai ci ho preso gusto. Sostituisco il dentifricio col bicarbonato. Elimino
    i sacchi di plastica della spesa e metto accanto alla porta una borsa con le
    ruote. Poi divido le immondizie alla tedesca. Cinque contenitori: vetro,
    plastica, cibo e carta, divisa tra confezioni alimentari e giornali. E' un
    atto solo simbolico - nella civilissima Trieste non esiste raccolta
    differenziata - ma che importa: mi serve come autodisciplina e a capire
    quanto spreco. La prima somma è stupefacente: in cinque giorni la spazzatura
    si è dimezzata.
    Mi chiedo: perché, accanto alla Costituzione, a scuola non si insegna anche
    consumo etico? Perché i presidi non smantellano quegli osceni distributori
    di merendine? Mi accorgo di tante cose, per esempio che i negozi di cose
    "biologiche" hanno spesso prezzi immorali e vendono roba che ha alle spalle
    trasporti lunghissimi. Un imbroglio per ricchi e malati terminali.
    Un amico mi sfotte, dice che lo sforzo è patetico e il mondo affonderà lo
    stesso. Rispondo che la parola "Economia" viene dal greco e significa
    "gestione della casa". Vuol dire che gli antichi sapevano: il mondo si
    cambia partendo dal proprio piccolo. Sì, sento che funziona. Sono entrato a
    regime: il bilancio della giornata è ottimo: 0.75. E' una settimana che non
    accendo il riscaldamento e l'idea che Putin - il "genio" della fiamma
    azzurra nel mio bollitore - abbia guadagnato meno, mi fa godere.
    Cacca!

  7. #17
    Utente di HTML.it L'avatar di ilgiovo
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    *MARTEDI' - ULTIMO GIORNO*
    Invece dell'abete natalizio, che non ho mai comprato, trovo dai Forestali
    una piantina di quercia e salgo a piantarla in un parco di periferia. Scopo
    della missione: compensare l'anidride emessa nel viaggio a Milano. Per
    coerenza ci vado a piedi, seguendo le prescrizioni di Kyoto. Poi torno in
    città felice, con le mani sporche di terra e una fame da bestie. Così ho
    santificato le feste.
    Chiudo la mia settimana "all'osso" invitando a casa tre amici. Cena
    natalizia autarchica: tonno marinato con sedano e cipolla, seppie in umido.
    Al posto delle lampadine, candele; e così scopro che con la luce bassa ci di
    diverte di più. C'è un gran discettare di consumi, la storia di Co2
    appassiona tutti. Il risultato del giorno è ottimo: 0.36. Un decimo della
    mia già virtuosa base di partenza.
    Festeggiamo con coppe di yogurth coperto di miele e mirtilli secchi, poi una
    grappa di Ribolla. In una settimana ho messo a segno una media-record di kg.
    0.84 di Co2, che sale a 4.52 con tutto il viaggio a Milano (senza lo sconto
    dell'albero piantato). E' stato difficile? Per niente. A Natale finito
    ripenso ai supermarket, agli schieramenti di inutilità luccicanti, e mi
    sembra di rivedere i reduci malconci di una guerra perduta, mille anni fa.
    Cacca!

  8. #18
    ragazzo? guarda che è un giornalista di repubblica
    l'articolo è comparso su Repubblica il 27 o il 28 mi pare

    http://www.repubblica.it/2007/12/sez...ecologico.html
    eccolo

  9. #19
    ho appena comprato un televisore lcd ed è impossibile spegnere il led senza dover togliere la spina....

  10. #20
    Originariamente inviato da cholanorot
    ho appena comprato un televisore lcd ed è impossibile spegnere il led senza dover togliere la spina....
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