C'è un uomo che vive al freddo, senza automobile e con la dispensa
semivuota. Mangia poca carne, riutilizza la carta usata e va in bici al
mercato per comprare rape sporche di terra dai contadini. E' un
cuorcontento, accetta ogni restrizione e anche nei giorni di festa vive
lietamente con i motori al minimo. Chi può essere? Un originale, direte. Un
poveraccio con la pensione da fame.
Sbagliato. Quel tale è un paladino solitario di "Emissione-zero", uno che
tenta di vivere producendo il minimo di Co2, il gas che la civiltà dello
spreco spara nell'atmosfera surriscaldando la Terra e chiudendoci tutti in
una cappa mortale. Uno che cerca di vivere mirando a quello zero
impossibile, testardamente, per salvare il mondo che verrà.
Ecco, per una settimana ho provato a vivere così. All'osso, calcolando
l'equivalente in anidride carbonica di ogni minimo atto. Ho misurato i
chilometri in treno, il cibo consumato, i tempi di cottura, gli sciacquoni,
e poi ho tirato le somme.
Risultato? Ho consumato metà della metà e la mia vita è cambiata. Sono
diventato più ricco, più leggero, più sensibile all'insulto dello spreco. E
sicuramente più ai ferri corti con un Paese che non fa nulla per premiare il
consumo virtuoso.
La storia comincia quando sento parlare di una società di Legambiente dal
nome trasparente di "Azzero Co2", col timbro del Kyoto Club. Telefono, dico
cosa vorrei fare, spiego che vivo a Trieste, in una situazione ottimale, già
di "bassa energia".
Non sono pendolare, non ho auto né lavastoviglie, sto a un secondo piano
senza ascensore e ho tutto sotto casa: ufficio, negozi, stazione. La Tv l'ho
buttata per manifesta inutilità; possiedo solo una radiolina a onde corte e
un glorioso telefonino vecchio di sette anni.
"Lei è un virtuoso", annunciano. Ma la virtù non basta: loro vogliono
accertarsi che sia anche matto abbastanza per sottomettermi alle prove più
dure. Così frugano nella mia privacy, annotando ogni minuzia dei miei
consumi e si buttano nel conteggio.
Elettrodomestici, caldaia, luce, eccetera: totale 2427 chilowattore annui,
corrispondenti a 1578 chili di Co2, come sette frigoriferi pieni. Al giorno
fanno 4,32. La metà della media europea che è di nove chili pro capite, dato
confermato da Greenpeace.
"Ottimo - penso - parto in vantaggio". Invece no, non sono inclusi i
trasporti, e sono proprio quelli che sballano il conto. L'aereo soprattutto,
che spara gas-serra in quantità letali. Solo per ricuperare i voli di
quest'anno, mi dicono, dovrei piantare alberi per una vita. Replico che sono
pronto, anche a non volare più, come Terzani dopo il famoso incontro con
l'Indovino. Risposta: "Intanto cominci leggendosi un bel vademecum di
consumo etico".
L'inizio è terrificante. Regole penitenziali a raffica. Se fosse prescritto
anche il caffè di cicoria, sarebbe un perfetto manuale di autarchia
fascista. Ma è una guerra necessaria: Co2 è in agguato ovunque. Nei cibi
refrigerati e nelle lunghe cotture. Nelle confezioni luccicanti di plastica
e nel cibo che ha alle spalle grandi distanze di trasporto camion.
Soprattutto nella carne, perché il foraggio inquina cento volte più del
letame.
Scopro che la mia vita va rivoltata come un calzino. Devo acquistare il pane
sotto casa; comprare verdure di stagione, meglio se locali; fare scorta di
legumi secchi e abbandonare l'acqua minerale. E poi luci a basso consumo,
riscaldamento minimo, docce brevi non quotidiane e - ovviamente - raccolta
differenziata della spazzatura. Ultimo sigillo: viaggiare meno. Solo treno e
bicicletta.
Mi dicono che avrò a disposizione consulenti "etici", pronti a sciogliere i
miei dubbi e a calcolare l'effetto-Co2 delle mie giornate, sulla base di un
rapporto quotidiano che mi impegno a mandare. "Lo zero se lo scordi - mi
smontano in partenza - a quello non arriva neanche un monaco tibetano".
Chiedo almeno quale può essere un buon obiettivo. Risposta lapidaria: "Il
massimo". Tanta è l'apnea della Terra.
*MERCOLEDI' - PRIMO GIORNO*
Mi sento sommerso di divieti, come un ebreo osservante cui è prescritto
anche il piede con cui scendere dal letto. Dio mio, se devo stare attento a
ogni boccone che mangio, al compostaggio, al riciclaggio eccetera, il mio
diventa uno sforzo monomaniaco, e allora dove va a finire l'etica se non ho
più tempo per accorgermi del mendicante sotto casa? E poi come racconterò
tutto questo? Elencare una serie di piccoli gesti sparagnini è una noia
mortale; come tenere un diario di bordo restando chiusi in cambusa. Una
sfida narrativa oltre che ecologica.
Per cominciare azzero tutto, nel timore di sbagliare. Per un giorno, niente
riscaldamento, acquisti, spostamenti. Posso farlo, la dispensa è piena, non
ho viaggi in vista e fuori fa un caldo schifoso. M'accorgo che posso
cucinare anche senza il fuoco, così mi regalo un pranzo con acciughe
marinate, pane e spinaci crudi col parmigiano a scaglie. Funziona, ma sono
pieno di dubbi. E' Natale ma sul mio tavolo è quaresima. E poi che senso ha
tirare la cinghia se il mondo continua a vomitare gas fottendosene del
domani? A fine giornata mi sento strano e leggero, come dopo un Ramadan.
*GIOVEDI' - SECONDO GIORNO*
Avvio energico. Avvito una cassetta sul retro della bici e, così bardato,
affronto il mercato ortofrutticolo. In un angolo trovo un contadino che ha
steso a terra un tappeto di meraviglie dimenticate. Verze terragne, crauti,
aglio piccolo e pestilenziale, miele di ape dalmatica, uova ruspanti. Compro
rape e cachi. Non un'occhiata alle fragole spagnole e ai pomodori di serra.
Spendo la metà del solito e mi faccio pure una chiacchierata. Intanto arriva
la buona notizia: la prima giornata è andata bene: 1.57 chili di Co2.
Grande.
Ma la sera mi chiama Repubblica, l'indomani mi spediscono a Monza per
servizio ed è chiaro che il viaggio sballerà la media Co2. Ma è meglio così,
lo scontro si fa duro. Così scelgo il massimo: solo treno, niente taxi e
partenza con bici al seguito. Cominciano le sorprese: gli Eurostar non hanno
il vano necessario al trasporto. In Italia le due ruote viaggiano solo su
polverosi regionali, il che vuol dire cambi continui e tempi da tradotta del
Piave.
Comincio a capire. La mia è una guerriglia, un atto eversivo. Devo
rassegnarmi ad avere il sistema contro. Tengo duro, cerco ancora, finché
scopro sull'orario cartaceo che un treno veloce col porta-bici esiste. Va a
Schaffhausen, Svizzera. L'unico, in tutto il Grande Nord. Dai, che ce la
fai.
La bici comporta altre complicazioni. La liturgia del bagaglio cambia
completamente. Devo dividerlo in due sacche e metterci accanto lo zainetto
da computer. Come ricambio, niente camicie: solo magliette che non si
stirano. Un salutare esercizio di alleggerimento.
Dovrei anche cercare un albergo eco-compatibile - c'è una guida apposita che
li elenca - ma è troppo complicato e chiedo a un amico di ospitarmi. Sotto
casa scopro un'osteria nuova, mi faccio un baccalà in umido e un calice di
rosso. Per la prima volta sono ottimista: a fine giornata ho prodotto
1.22kg di Co2. Un po' meglio di ieri.
*VENERDI' - TERZO GIORNO*
Dal treno per Venezia vedo migliaia di camion fermi in una nube di Co2.
Tradotte di agnelli dall'Ungheria alle Calabrie, yogourth francesi diretti
in Friuli. Lo sciopero-incubo è finito da una settimana e tutto è come
prima. L'Italia ostaggio dei Tir, come il Cile di Allende.
A Mestre piazzo le due ruote sull'Intercity. Nella tratta italiana il
vano-bici non lo usa nessuno, è tristemente vuoto. In carrozza la gente mi
guarda strano. Esco dagli schemi: viaggio con un mezzo povero, ma porto una
cravatta elegante e un cappello da rabbino (naturalmente l'ho fatto
apposta).
A Vicenza mi si siede accanto una mamma ansiogena con due bambini-mostri. Il
dialogo si limita al cibo: tavola pancino fame prosciutto mangia bevi ancora
basta finisci gnam gnam. Il maschietto ripete: mio mio mio. Poi, guardando
il vuoto: io io io io. Conosce solo l'ausiliare "voglio". Ignora il "posso"
e il "devo". Risate, urla, colpi ai tavolini senza timore di punizioni. E'
chiaro: sono i bambini il primo anello della catena dello spreco. Ai bambini
non si nega nulla. Il livello mondiale di Co2 dipende anche da loro.
Il bar della stazione di Milano è una mostruosa macchina di rifiuti. In un
minuto vedo sparire nelle borse dei viaggiatori tonnellate di confezioni di
plastica. Fuori l'aria è irrespirabile, inghiotto polveri sottili per una
settimana. Ma è un avvelenamento utile: aumenta la rabbia e la voglia di
cambiare. Sento che in me sta avvenendo una trasformazione irreversibile.
La sera a Monza piove. Non demordo, pedalo nel buio in mezzo a villette
blindate, tra soli immigrati, fino a destinazione, un condominio di
periferia. A intervista finita mi chiedono di restare a cena. Accetto, ma è
un clamoroso errore. Per restare nella norma devo rinunciare al meglio: lo
stufato di manzo, perché ha consumato troppo gas. Ci ridiamo su, ma io torno
a Milano-Centrale scornato, bici-treno nella nebbia tra torvi pendolari
lumbard.
*
SABATO - QUARTO GIORNO*
Rientro a casa. A Mestre tutti i treni sono in ritardo ma in compenso
quaranta megaschermi sparano in simultanea pubblicità per intontire
l'utenza. Un costo spaventoso in termini di inquinamento, acustico e
atmosferico. Ma nessuno si ribella, siamo una repubblica delle babane.
Tacere, obbedire, consumare.
La carrozza per Trieste è surriscaldata (mi prendo un raffreddore da fieno)
e piena di telefonini sintonizzati sul nulla. Ragazzi ridono ascoltando da
un computer una voce che gracchia minacce anti-immigrati in un veneto
barbarico condito di bestemmie. Torno a casa nella pioggia, stanchissimo, ma
la performance Co2 del viaggio è buona: 26.81 (14.40 + 12.41) in due giorni,
tutto compreso.
*DOMENICA - QUINTO GIORNO*
Vado in centro, tra le luminarie. Gli italiani saranno anche più poveri ma i
loro carrelli sono stracolmi. In un Paese che frana riempire la dispensa è
una terapia ansiolitica, l'unica consentita. Dilapidare, per non pensare che
si sta dilapidando. Ma la paura affiora negli sguardi. E' quasi Natale e
nessuno sorride. A me sembra invece di sentire le feste per la prima volta
dopo anni.
Approfitto della domenica, vado in ufficio e metto la stanza in
assetto-risparmio. Nella risma della fotocopiatrice piazzo fogli già usati
da un lato, poi elimino ogni situazione di stand-by e faccio strage di luci
inutili. E la sera, visto che ho un cesto di pane secco, metto a mollo le
pagnotte per fare gli gnocchi. Ricetta della nonna, con aggiunta di speck,
aglio, formaggio, prezzemolo eccetera. Vengono una meraviglia, e la
performance migliora ancora: 0.97.
*LUNEDI', NATALE - SESTO GIORNO *
E' Natale e faccio la rivoluzione. Chiudo il freezer, tanto non serve. Visto
che è dicembre, metto in terrazza una dispensa per le verdure. Sposto il
tavolo vicino alla finestra per consumare meno luce. Compro due prese
elettriche intelligenti, che si disattivano quando le batterie del
telefonino o computer sono cariche. Installo in bagno un rompi-getto, che
dimezza i consumi. Ordino un carica-telefonino da bici che sfrutta l'energia
della pedalata.
Ormai ci ho preso gusto. Sostituisco il dentifricio col bicarbonato. Elimino
i sacchi di plastica della spesa e metto accanto alla porta una borsa con le
ruote. Poi divido le immondizie alla tedesca. Cinque contenitori: vetro,
plastica, cibo e carta, divisa tra confezioni alimentari e giornali. E' un
atto solo simbolico - nella civilissima Trieste non esiste raccolta
differenziata - ma che importa: mi serve come autodisciplina e a capire
quanto spreco. La prima somma è stupefacente: in cinque giorni la spazzatura
si è dimezzata.
Mi chiedo: perché, accanto alla Costituzione, a scuola non si insegna anche
consumo etico? Perché i presidi non smantellano quegli osceni distributori
di merendine? Mi accorgo di tante cose, per esempio che i negozi di cose
"biologiche" hanno spesso prezzi immorali e vendono roba che ha alle spalle
trasporti lunghissimi. Un imbroglio per ricchi e malati terminali.
Un amico mi sfotte, dice che lo sforzo è patetico e il mondo affonderà lo
stesso. Rispondo che la parola "Economia" viene dal greco e significa
"gestione della casa". Vuol dire che gli antichi sapevano: il mondo si
cambia partendo dal proprio piccolo. Sì, sento che funziona. Sono entrato a
regime: il bilancio della giornata è ottimo: 0.75. E' una settimana che non
accendo il riscaldamento e l'idea che Putin - il "genio" della fiamma
azzurra nel mio bollitore - abbia guadagnato meno, mi fa godere.