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Discussione: Chiuso per sciopero

  1. #11
    Originariamente inviato da Druzya
    mi spiace per te, ma e' chiaro che si andra' a finire cosi'. Storicamente, ogni volta che l'ordine cerca di imporsi, il disordine ha una repentina escalation. Speriamo sia una una escalation tendenzialmente pacifica e non un ritorno agli anni di piombo, che quelli si che e' meglio che non tornino.
    Beato te che ci credi davvero, io ho molta poca fiducia nelle generazioni attuali di studenti.
    "Lo picchierò finchè non avrà dei flashback!"
    "Dei flashback di che cosa?"
    "Di me che lo picchio."

    Facebook - Anobii
    Buonista, ipocrita e falso.

  2. #12
    Originariamente inviato da sürfer
    non è una novità hitcher, anche in ambiente accademico oramai sono solo pretesti per strumentalizzare le iniziative di qualsivoglia tipo. Purtroppo gli studenti ci cascano sempre con tutte le scarpe. Già a Roma ai tempi della visita fantasma di papa ben per l'inaugurazione dell'anno accademico ci furono circa 40 studenti a protestare e duecento giornalisti a riprenderli
    quella era tutta un'altra situazione, la mobilitazione studentesca va avanti dai primi accenni della riforma gelmini e non si è attenuata, non è una strumentalizzazione dei giornalisti ma un movimento molto articolato che è in grado di far sentire la sua voce e finora è stato anche molto ascoltato almeno all'interno di questo Ateneo e da questo Rettore. E' per questo che mi stupisce la chiusura.

    Parrebbe che la situazione si sia in parte sbloccata ma resta la chiusura di Palazzo Nuovo
    http://torino.repubblica.it/dettagli...-Nuovo/1633880
    love is a ring, the telephone
    love is an angel disguised as lust
    here in our bed until the morning comes

  3. #13
    Originariamente inviato da Druzya
    mi spiace per te, ma e' chiaro che si andra' a finire cosi'. Storicamente, ogni volta che l'ordine cerca di imporsi, il disordine ha una repentina escalation. Speriamo sia una una escalation tendenzialmente pacifica e non un ritorno agli anni di piombo, che quelli si che e' meglio che non tornino.
    Scusate se sfanculizzo il layout, ma è per una buona causa.
    Questa è un'illustrazione di Gipi per l'Europeo: racconta della sue esperienza illuminante di visita alla Sapienza durante le manifestazioni studentesche della fine dell'anno scorso.



    Perchè è questo che, qui dentro, tutto e tutti mi parlano. Non di profitto. Di futuro. Al governo non li capirà nessuno.

    Non credo che la "mia generazione" voglia gli anni di piombo.
    Ho partecipato anche alle manifestazioni studentesche a Roma, Reggio e Modena contro la Gelmini e ho avuto modo di confermare questa mia idea e di riflettere.

    Innanzitutto non riesco a parlare di "generazione". Mi fa strano. Non credo che ci sia un sentimento che porti gli studenti odierni a parlare di generazione. Ho notato la differenza guardando le foto di manifestazioni durante gli anni '50, '60 e '70. E le ho confrontate con le mie.

    Una delle cose che ho notato maggiormente è come all'epoca, anche nel modo di vestirsi e di manifestare, ci fosse molto di più il sentimento di "siamo tutti la stessa cosa perchè siamo tutti uguali". Ora invece, per quanto comunque esistano mode e stili di riferimento con ovvie conseguenze di massificazione e conformismo, l'imperativo è "Sii diverso: esprimi te stesso, perchè sei diverso dagli altri".

    Il sostituirsi di un sentimento comunuitario ad uno individualistico ha avuto vari effetti, positivi e negativi. Da un lato ha portato, a mio parere, ad una maggiore riflessione individuale sui problemi della società e una maggiore personalizzazione delle manifestazioni: come molti autori e manifestanti degli anni '60 hanno potuto notare, i giovani d'oggi, nonostante gli stereotipi, sono molto più informati sulla politica e sulla cronaca, anche e soprattutto grazie ad internet.

    Dall'altro lato ciò ha portato ad una sorta di mancata aggregazione di massa, che a mio parere ha reso difficile la creazione di un movimento studentesco nazionale capace di opporsi in blocco: quello che si è visto è stato l'assembramento di più movimenti locali e provinciali.

    È per questo che mi sento di escludere una sorta di escalation tipo anni di piombo. Inoltre dovete tenere conto che gli studenti di oggi sono quelli nati tra la metà degli anni '80 e la loro fine: noi non abbiamo conosciuto la violenza degli anni di piombo. (Odio parlare in prima persona plurale, ma ora lo faccio). La violenza non è la nostra prima arma di scelta (questo non vuol dire che non vi siano coglioni che la usano). E non per bontà, tutt'altro!

    Non ci siamo abituati semplicemente perchè sin da piccoli siamo cresciuti nella bambagia ed in un periodo in cui le lotte politiche hanno cambiato la loro faccia: sono passate dall'attivismo fisico alla propaganda telegiornalistica di Berlusconi.
    Ed è anche per questo che in manifestazione ho visto più volte l'intera folla fischiare e allontanare quei pochi pirla che lanciavano petardi o facevano casini.

    Non so se vi rendete conto, ma le persone della mia età hanno vissuto SEMPRE con Berlusconi. Magari non cronologicamente, ma non hanno ricordi distinti di cosa ci fosse prima (io sono dell'88, Berlusconi inizia nel '94, avevo sei anni). Dunque i metodi che abbiamo osservato nella politica non sono quelli della violenza fisica, ma dell'insinuazione culturale.

    Il problema è: funzionano?
    Io direi di no. Non in Italia, non nell'odierna situazione.
    Due motivazioni:
    A) L'avversario ha troppo potere mediatico in quel campo e, per quanto Internet sia dalla nostra parte e sia stato uno strumento la cui importanza divulgativa e propagandistica verrà studiata nei libri di storia, il tasso di informatizzazione tra gli adulti e gli anziani è talmente basso che non si riesce ad avere un riscontro in quelle fasce di popolazione.

    B) Quello stesso target, gli anziani e gli adulti, non hanno una sega di fiducia nei giovani e nelle loro idee e nelle loro azioni. Tutti ci vedono come il male, soprattutto perchè le reti controllate dal presidente del consiglio Berlusconi danno continuamente quest'idea.

    La cosa ridicola è che non chiediamo il 18 politico o altre stronzate. Chiediamo solamente di poter lavorare e studiare decentemente, senza tagli o altre prese per il culo. Abbiamo tanta voglia di fare, metterci all'opera, farci il culo per dimostrare quello che valiamo nel campo in cui siamo interessati: non vogliamo fare gli hippy fancazzisti come negli anni '60. Eppure questo è visto come un sogno impossibile da realizzare: un'Italia senza giovani precari è un'utopia. Questo è il messaggio che ci viene dato.

  4. #14
    Utente di HTML.it
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    Originariamente inviato da darkshout
    Beato te che ci credi davvero, io ho molta poca fiducia nelle generazioni attuali di studenti.
    io spero, non credo.
    ATTENZIONE

    Non sono piu' presente sul forum. Ma potrei tornare a rompere le balle all'improvviso per poi sparire di nuovo.

  5. #15
    Originariamente inviato da Druzya
    io spero, non credo.
    Beh la speranza è l'ultima a morire, anche per me
    "Lo picchierò finchè non avrà dei flashback!"
    "Dei flashback di che cosa?"
    "Di me che lo picchio."

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  6. #16
    Utente di HTML.it L'avatar di wsim
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    Originariamente inviato da whitefox
    ...
    Perchè è questo che, qui dentro, tutto e tutti mi parlano. Non di profitto. Di futuro. Al governo non li capirà nessuno.

    ...
    ...
    La cosa ridicola è che non chiediamo il 18 politico o altre stronzate. Chiediamo solamente di poter lavorare e studiare decentemente, senza tagli o altre prese per il culo. Abbiamo tanta voglia di fare, metterci all'opera, farci il culo per dimostrare quello che valiamo nel campo in cui siamo interessati: non vogliamo fare gli hippy fancazzisti come negli anni '60. Eppure questo è visto come un sogno impossibile da realizzare: un'Italia senza giovani precari è un'utopia. Questo è il messaggio che ci viene dato.
    Ho letto con molto interesse le tue considerazioni.

    Tra parentesi, finalmente si legge un'analisi "da dentro" perchè delle (spesso fuorvianti) analisi sui giovani fatte "da fuori" non so quanto effettivamente possa dirsi reale e quanto costruito per presentare una certa immagine molto stereotipata e molto massificata dell'universo giovanile.
    Quella che passano i media, insomma, per i quali i giovani sostanzialmente devono imparare da subito una cosa: essere bravi consumatori.
    E in questo, purtroppo, mi pare che almeno la maggioranza di loro si adegui tristemente.
    Non so se sarai o meno d'accordo su questo punto.

    Per il resto, mi pare normale che tu noti differenze notevoli tra i movimenti giovanili degli anni '60 e '70 e quelli attuali. Erano prima di tutti movimenti fortemente ideologici, mentre oggi tutto ciò non esiste più perchè mancano i presupposti di quei movimenti. Anche le manifestazioni contro la Gelmini hanno dimostrato quanto siano cadute le pregiudiziali ideologiche a favore di una critica di sostanza, ampia e trasversale.
    E' anche vero che non solo l'ideologia muoveva quelle masse di giovani, ma anche le profonde differenze sociali che oggi in verità esistono ancora ma sono state appianate e intorpidite dalla facilità con cui sostanzialmente tutti possono accedere a una gamma di beni e servizi, cosa inattuabile 40 anni fa. Una società più ricca ha meno bisogno o voglia di protestare.

    Non è invece vero che alla base delle proteste giovanili o delle proteste operaie ci fosse la violenza. Fondamentalmente i movimenti erano pacifici, soltanto esigue minoranze sono poi sfociate nella lotta armata degli anni di piombo, lotta armata che fu (bisogna dirlo) molto manovrata dal potere di allora. Ma andiamo su altri piani di discussione che ci porterebbero troppo lontano.

    Sono d'accordo con te sulle tue conclusioni, (che ho quotato) ma temo che i giovani dovranno sbattere parecchio i denti, in questa Italia. E' un paese che ha paura del nuovo, del futuro, preferisce cullarsi nel ricordo del bel tempo andato, di quel "ieri" che viene continuamente mitizzato.
    E' un paese dove la progettualità per il futuro è scarsissima, dove le leve del potere sono in mano ad anziani ignoranti da rotocalco, dove si varano leggi idiote che non tengono conto della realtà del paese e delle sue trasformazioni sociali.
    Dove persino un numero consistente di giovani crede che un anziano di 73 anni perennemente sorridente e televisivamente imbattibile possa costituire il loro mito e il loro esempio.

    Insomma, la vedo dura, ma se una discreta parte dei giovani continuerà ad essere aperta, informata e responsabile, e soprattutto A FARSI SENTIRE , allora, forse forse...
    me ne sono andato, ma posso sempre riapparire con la grazia e la leggerezza di un B-52 carico di bombe.

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