Il fascino della città bollente
di Beppe Severgnini
Milano in questi giorni sembra Londra: i parchi sono affollati di gente in mutande, e la metropolitana è piena d'italiani. Le strade sono attraversate di odori misteriosi, svegliati dal caldo: sudore e spezie, frutta e fritti, creme solari e lozioni antizanzare. E' un'Autan-Italia che aspetta la sera per ricaricarsi: e poi scopre che è bollente anche quella.
Se molti soffrono e altrettanti si lamentano, a qualcuno piace, la città bollente: giustifica pigrizie, consente moderati eccessi e spinge le ragazze verso insolite nudità che, partendo dal solito ombelico, s'espandono in ogni direzione. Quello che sulle spiagge è sempre stato ovvio, e sulle passerelle delle sfilate è diventato noioso, in Coni Zugna genera turbamenti.
Il caldo - che fino a qualche anno fa poteva giustificare, al massimo, un tema scolastico di fine anno - domina giornali e telegiornali. A qualcuno, questo, non piace. Scrive a "Italians" Ferdinando Moretti Foggia (f.morettifoggia@agamai.ne). "E' arrivata l'estate. Ci sono problemi? A quanto pare sì. D'estate fa troppo caldo, d'inverno fa troppo freddo, quando piove è perché piove troppo, quando tira vento tutti dicono tempesta. Ha ragione mio padre che spesso mi dice: "Te seet una càmola". Forse in passato non ci sono state estati da 40 gradi a Milano?"
Be', sì: ma c'erano meno gas di scarico da evitare e non esisteva l'aria condizionata da invidiare. Alcuni milanesi non si divertivano allora e non si divertono oggi: gli anziani, per esempio. Milano, che è tanto generosa con tutti, con loro è diventata sadica. A vent'anni e a trent'anni la città subtropicale è una sfida, a quaranta e a cinquanta - come dicevo - un'occasione per ammirare le ventenni e le trentenni che si prendono un anticipo di vacanza. Ma a ottanta le priorità sono diverse: Milano toglie prima il fiato, poi il buonumore.
Molti anziani hanno solo due alleati, per affrontare queste giornate torride: un ventilatore e una badante. Guardatele, le nuove coppie del ventunesimo secolo: la ragazza sudamericana che sembra sbucata da un video di Mtv e l'anziana signora che sembra uscita da un tinello di Gadda; l'accompagnatrice cingalese e l'anziano professore che attende un passaggio dai figli per le prealpi. Ricordiamoci di questa gente, quando leggiamo di sbarchi di clandestini a Lampedusa.
Pisanu ha ragione: "Se trasmettiamo l'immagine di un Paese incerto o lassista, incoraggiamo a violare le nostre frontiere. E peggioriamo la situazione". Ma è bene evitare le ipocrisie: gli immigrati ci servono almeno quanto noi serviamo a loro. Non siamo ancora la California, che se dovesse espellere domani tutti i clandestini chiuderebbe bottega. Noi siamo l'Italia, coi suoi piccoli numeri: basta mettere insieme buon cuore e buon senso e una soluzione si trova. Tra gli immigrati ci sono pochi criminali e molte brave persone che vogliono lavorare: cacciamo i primi e mettiamo in regola i secondi, evitando di sfruttarli, come fanno in tanti.
Non è una soluzione complicata. Ci arriva perfino un giornalista, nonostante il caldo.