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Discussione: stipendi all'est

  1. #21
    Originariamente inviato da vificunero
    Non ha senso perchè neppure in Italia con europa dell'est, sudest asiatico e cina hanno chiuso tutte le frabbriche. Dai.

    Ok, non chiuderanno tutte tutte, ma la stragrande maggioranza, vedi quante macchine la fiat produce ancora in italia e rapportala con le centinaia di PMI che si son spostate nell'est
    il tempo si fa i fatti suoi

  2. #22
    Originariamente inviato da JackBabylon
    Ok, non chiuderanno tutte tutte, ma la stragrande maggioranza, vedi quante macchine la fiat produce ancora in italia e rapportala con le centinaia di PMI che si son spostate nell'est
    La stragrande maggioranza delle imprese italiane ha chiuso? Suvvia Jack eh. Ci sono aziende che trovano conveniente andare a produrre in paesi dell'est sì e non c'è nessun problema. Anzi quelle imprese che hanno intrapreso processi del genere generalmente oggi sono più fori e competitive e questo va a vantaggio anche delle strutture rimaste in Italia.
    The more the state 'plans' the more difficult planning becomes for the individual.
    Sto nella Pampa

  3. #23
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    JSM ha in parte ragione, ma vede tutto un po' troppo dalla sua posizione che definirei "estrema"...

    Nessuno credo che possa impedire ad una azienda di fare un po' quello che vuole, sempre rispettando le leggi nazionali ed internazionali del mercato.

    Io credo invece che, in maniera ovviamente non brusca, si dovrebbe tendere ad una regolamentazione comunitaria che preveda che le merci che provengono da paesi extracomunitari siano prodotte da aziende che agiscono "nel rispetto della tutela dei diritti dei lavoratori"...

    I salari vanno comunque sempre commisurati al livello di vita del paese in cui si percepiscono (anche io vorrei guadagnare circa 6.000€ al mese, come un mio amico a Londra..., solo che lui paga circa 3000€ di affitto... e neanche tanto vicino al centro...).

    Questo, sempre IMHO, non sarà possibile fino a quando ci saranno poteri forti che lo contrastano....
    Scusate i puntini di sospensione...... La verità è che non ho argomenti....

  4. #24
    Originariamente inviato da vificunero
    La stragrande maggioranza delle imprese italiane ha chiuso? Suvvia Jack eh. Ci sono aziende che trovano conveniente andare a produrre in paesi dell'est sì e non c'è nessun problema. Anzi quelle imprese che hanno intrapreso processi del genere generalmente oggi sono più fori e competitive e questo va a vantaggio anche delle strutture rimaste in Italia.
    Zio bono vifi, parlo della maggior parte delle imprese che si son spostate li per diminuire i costi, se uno spostamento di 300 km, potrebbe garantirgli altri risparmi perchè non dovrebbero rifarlo? In italia, soprattutto nel nord-est ci sono state un casino di fabbriche che hanno esportato manodopera all'est, cosi come grosse multinazionali che vi hanno delocalizzato tutte le strutture It o "ripetitive".

    L'italia, fortunatamente, ha una condizione economica e sociale migliore dei paesi dell'est che stavano iniziando a crescere, un'emigrazione di massa di queste strutture (non dico tutte altrimenti ti arrabbi) potrebbe causare dei grossi problemi.
    il tempo si fa i fatti suoi

  5. #25
    Originariamente inviato da JackBabylon
    Zio bono vifi, parlo della maggior parte delle imprese che si son spostate li per diminuire i costi, se uno spostamento di 300 km, potrebbe garantirgli altri risparmi perchè non dovrebbero rifarlo? In italia, soprattutto nel nord-est ci sono state un casino di fabbriche che hanno esportato manodopera all'est, cosi come grosse multinazionali che vi hanno delocalizzato tutte le strutture It o "ripetitive".

    L'italia, fortunatamente, ha una condizione economica e sociale migliore dei paesi dell'est che stavano iniziando a crescere, un'emigrazione di massa di queste strutture (non dico tutte altrimenti ti arrabbi) potrebbe causare dei grossi problemi.
    Ma guarda che non è questione di arrabbiarsi eh ma non vuol proprio dire nulla che da domani tutte le fabbriche dell'europa centrale chiudono e si trasferiscono in Russia o Ucraina. Di sicuro in futuro diverse attività si sposteranno in altri paesi ma questo già avviene. Ci sono imprese che hanno fatto il passaggio Italia - Romania diversi anni fa senza passare per la repubblica ceca o la Polonia. E non teniamo in considerazione la nascita di industrie locali, la crescita dei servizi, nuove attività economiche ecc..ecc..
    The more the state 'plans' the more difficult planning becomes for the individual.
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  6. #26
    Originariamente inviato da vificunero
    Ma guarda che non è questione di arrabbiarsi eh ma non vuol proprio dire nulla che da domani tutte le fabbriche dell'europa centrale chiudono e si trasferiscono in Russia o Ucraina. Di sicuro in futuro diverse attività si sposteranno in altri paesi ma questo già avviene. Ci sono imprese che hanno fatto il passaggio Italia - Romania diversi anni fa senza passare per la repubblica ceca o la Polonia. E non teniamo in considerazione la nascita di industrie locali, la crescita dei servizi, nuove attività economiche ecc..ecc..
    Quindi, per te, se da qui a 6 anni la maggior parte (facciamo circa il 90%) delle ditte dislocatrici in europa dell'est si spostasse questo non creerebbe nessun problema per l'economia del luogo?
    il tempo si fa i fatti suoi

  7. #27
    Originariamente inviato da JackBabylon
    Quindi, per te, se da qui a 6 anni la maggior parte (facciamo circa il 90%) delle ditte dislocatrici in europa dell'est si spostasse questo non creerebbe nessun problema per l'economia del luogo?
    No perchè di sicuro non accadrà che il 90% della aziende che hanno investito in quei paesi lascino per altri lidi. Neppure il 30% volendo. O il 20%.
    The more the state 'plans' the more difficult planning becomes for the individual.
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  8. #28
    produrre dove c'è povertà e vendere dove c'è ricchezza.

    Non serve un genio per capire che quando non converrà più produrre in una determinata zona, sicuramente alcuni la abbandoneranno per altre più convenienti.

    è sempre successo, succede, e succederà.

    poi si può fare tutti i sofismi del mondo, su economia e etica, ma il sistema attuale funziona così.
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  9. #29
    Utente di HTML.it L'avatar di @rgo1
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    se è per quello anche qui al Nord ormai tira un aria...

    http://www.infonodo.org/index.php?op...11850&itemid=9

    "Cesano, con la Nylstar fallisce anche il polo chimico

    Wednesday 11 July 2007
    da Il Giorno
    articolo di GABRIELE BASSANI


    Tremano oltre duecento dipendenti, persino i lavoratori già in cassa rischiano la buonuscita

    — CESANO MADERNO — MI
    I LIBRI CONTABILI della Nylstar sono stati consegnati ieri mattina al Tribunale di Monza da parte dei legali rappresentanti della società che hanno presentato istanza di fallimento. Nello stesso momento in cui all'interno di quel che fu un tempo il grande stabilimento dei filati in cui lavoravano fino a 6.000 persone e che oggi è desolatamente vuoto, si sono radunati gli ultim 40 dipendenti del settore amministrativo e commerciale ancora ufficialmente in forza all'azienda e un centinaio di quei 167 che il 31 marzo scorso hanno varcato per l'ultima volta i cancelli della fabbrica. Rintracciati d'urgenza tramite un giro di telefonate sono stati convocati per fare il punto su una situazione che, già precaria in partenza, da ieri è addirittura precipitata.

    «I LAVORATORI sono molto sfiduciati e c'è grande preoccupazione per l'immediato futuro», spiega Vittorio Serafin, delegato Cgil che da mesi sta seguendo la vicenda Nylstar. Ci sono degli accordi sulla carta che però con un'azienda in fallimento restano pura teoria. Il rischio è che già da questa mensilità i lavoratori in cassa integrazione non ricevano più l'anticipo del trattamento e quindi restino qualche mese senza entrate in attesa di ricevere i soldi dall'Inps. Non solo: chi ha già accettato la mobilità, sottoscrivendo l'accordo con l'azienda che prevedeva l'incentivo economico è rimasto a mani vuote e a questo punto non si sa se e quando potrà ricevere la «buonuscita». «A qualcuno addirittura non è ancora stato liquidato il Tfr - sottolinea Serafin - La situazione rischia di diventare drammatica per certe famiglie che si trovano di colpo senza entrate, nonostante scadenze come mutui o altre spese».

    TUTTO RESTA INDEFINITO finchè il commissario liquidatore che dovrà essere nominato dal Tribunale non indicherà le priorità. Per il momento l'istanza presentata da Nylstar è stata assegnata al giudice Alida Paluckowski: essendo una richiesta partita direttamente dalla società non sono previsti nè concordato preventivo nè contraddittori, quindi i tempi dovrebbero essere ridotti al minimo. «Ci auguriamo di avere delle notizie importanti già nel giro di una settimana per poter dare le prime risposte ai lavoratori, perchè ad oggi purtroppo di risposte non ne possiamo dare alcuna», aggiunge Vittorio Serafin. Dalla chiusura della produzione alla fine di marzo, dei 167 dipendenti già una quarantina ha chiesto e ottenuto la mobilità, di questi una trentina ha trovato un nuovo posto di lavoro. Gli altri 125 sono ancora fermi al palo e fino ad oggi hanno tirato avanti grazie alla cassa integrazione straordinaria che l'azienda ha fin qui erogato sostituendosi temporaneamente all'Inps. Col fallimento dell'azienda entrano ufficialmente nella crisi e nell'incertezza per il futuro anche i 40 dipendenti del centro direzionale, per i quali ora l'accordo sulla cassa integrazione e il percorso di avvicinamento alla mobilità rischiano di diventare un miraggio. La situazione di estrema precarietà accomuna i dipendenti di Cesano Maderno a quelli di Pisticci, in provincia di Matera, dove la chiusura dello stabilmento Nylstar risale allo scorso mese di ottobre. Là ci sono altri 70 lavoratori che rischiano di restare senza cassa integrazione e senza l'incentivo promesso pe la mobilità. Tutto questo per il precipitare di una situazione di criticità che i lavoratori di Cesano evidenziavano già da qualche anno, accusando esplicitamente la dirigenza Nylstar di una cattiva gestione della società. Lo dicevano e lo scrivevano durante le manifestazioni e gli scioperi, nelle assemblee pubbliche e ai convegni che pure venivano organizzati proprio da queste parti per parlare del futuro della chimica. Ma solo ieri, con l'epilogo del fallimento, tutti hanno potuto rendersi conto di quanto quelle parole fossero vere."
    "Chi se ne frega, disse il mago alla strega, ora vado nel bosco e mi faccio una s...passeggiata."
    ------------------------
    Antipatichi!

  10. #30
    Originariamente inviato da seifer is back
    produrre dove c'è povertà e vendere dove c'è ricchezza.

    Non serve un genio per capire che quando non converrà più produrre in una determinata zona, sicuramente alcuni la abbandoneranno per altre più convenienti.

    è sempre successo, succede, e succederà.

    poi si può fare tutti i sofismi del mondo, su economia e etica, ma il sistema attuale funziona così.
    Secondo il tuo ragionamento non dovrebbe esserci la ripresa delle esportazioni italiane guarda caso anche in settori molto esposti come il tessile e il calzaturiero. Dovrebbero tutti essere in Cina.

    Poi vorrei capire che male c'è a dare lavoro a slovacchi, polacchi e ungheresi; vi stanno così sulle palle questi europei dell'est? :master:
    The more the state 'plans' the more difficult planning becomes for the individual.
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