[supersaibal]
Originariamente inviato da mcolombara
provo a spararne una io:
Non credo che il dissenso con gli Stati Uniti a riguardo della guerra in Iraq si sia trasformato in disimpegno dalla lotta al terrorismo. Anzi, i paesi europei colpiti (Spagna di Aznar e Inghilterra di Blair) sono stati quelli in cui il consenso con gli USA è/era pressochè totale.
Vero che non è stata intrapresa altra forma di lotta diversa da quella portata avanti fino ad ora, ch e si è rivelata altamente inefficace ed inconcludente. In fondo il terrorismo è in una forte posizione di "vantaggio competitivo"; per quanto si possa spendere in questa lotta, non sarà mai abbastanza (quanto pensiamo possano essere costati gli attacchi fino ad ora avvenuti? quanto qualche giornata della nostra guerra?).
Ho l'impressione che la lotta al terrorismo "alla Bush" possa essere utile solo a colpire le foglie, non certo la radice del terrorismo. La battaglia vinta dall'Italia contro il terrorismo di casa nostra dovrebbe insegnarci qualche cosa.
Un vero peccato che la guerra, soprattutto in tempi di crisi economica, "faccia comodo" un po' a tutti, terroristi e no. Questo terrorismo, anche se ha una valenza politica, punta al soldo.
Io credo che ci si debba preparare ad una guerra lunga; per vincerla bisogna combatterla in maniera diversa ed essere consapevoli che questa maniera sconquasserà il nostro sistema (basti pensare che un punto centrale della guerra al terrorismo è sanza dubbio il petrolio, e in questo caso basterebbe trovare alternative a questa fonte di energia, ma con gli interessi in giro aspettiamo e speriamo...).
Ho scritto fin troppo. Concludo con un po' di pragmatismo (che oggi potrebbe sembrare un po' cupo): se i soldi spesi male contro il terrorismo fossero stati spesi in assistenza e sanità, il conto dei morti sarebbe in positivo o negativo? [/supersaibal]