Originariamente inviato da yuri refolo
ma non l'ho menata a lungo, ho fatto solo un post critico
intanto come teoria lascia il tempo che trova. le variabili in gioco nella produzione del suono sono tante e tali che ci vorrebbe una laurea specialistica apposita (infatti dovrebbe esserci).
tempo fa io ed altri chitarristi della zona parlavamo con un tecnico del suono specializzato in costruzione di multieffetti, chitarrista anche lui. strumenti alla mano, ci ha demolito in venti minuti tutti i miti e le false credenze che si leggono sui giornali o sui siti internet.
la mia critica (simpatica, ma tu hai il senso dell'humour di una cassapanca) era rivolta al fatto che, spesso, molti chitarristi si lasciano trasportare dalla droga dell'hardware, sguazzano anni tra pedalini, rack, casse, ampli e compagnia convinti di stare "cercando il loro suono", quando non si rendono conto che il "loro suono" viene dalle dita e dal cervello. poi un giorno vanno ad un seminario di jim hall, gli prestano la loro epiphone da due soldi per suonare e si rendono conto che sotto le sue mani ha un suono completamente diverso... quello di jim hall, appunto.
ora.
che per un chitarrista rock sia leggermente diverso, questo è fuori dubbio. il jazzista che suona standard se la cava con una buona archtop in un buon ampli a transistor, spende un pacco di soldi ma con due pezzi ha fatto. il turnista italiano medio, probabilmente, ha altre necessità, su questo non c'è dubbio.
rimane il fatto che spesso si spendono soldi per giocattolini elettronici convinti che siano la soluzione per i nostri "disagi acustici" e non si passa lo stesso tempo a studiare altri elementi della musica altrettanto (se non più) importanti.