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Discussione: Argento vivo

  1. #61
    [supersaibal]Originariamente inviato da 7keys
    E dimmi un pò zio Brenz, questo Ritalin si fuma? [/supersaibal]
    E ti pareva che facevo tutto 'sto casino se si fumava?
    [color=sandy brown]Brenzario...dove osano i bradipi.[/color]
    "Fare il grafico è sempre meglio che lavorare"

    Limbo Boys

  2. #62
    c'è un problema di fondo, ed è il DSM, cioè quel famoso manuale che definisce i disturbi mentali in base a determinati criteri. Il DSM ovviamente è uno dei libri più inquietanti che esistano, perchè stabilisce delle regole che possono cambiare la vita, lo status sociale e la coscienza di sè della persona che viene valutata.

    Ora, il DSM classifica la sindrome da iperreattività tra i disturbi mentali dell'infanzia, ed esistono criteri ben precisi che la definiscono. Quindi è importante innanzitutto capire che qui non si parla di bambini vivaci, ma di bambini con problemi che possono condizionarne lo sviluppo. Cioè, il DSM non si sta riferendo ai birbanti, o ai teppistelli, ma a bambini che stanno sviluppando un disordine pervasivo dello sviluppo somatopsichico. Quindi il concetto è questo: ci fidiamo del DSM, che è redatto secondo convenzioni rigorose ma ha dei limiti ovvi dettati dalle generalizzazioni che importa, oppure rinunciamo a classificare le malattie mentali e ci affidiamo al sentito dire o alle sensazioni? Non è un problema di poco conto; anzi, è filosofico, prima ancora che medico.

    E' difficile stabilire quale sia la verità. Personalmente, credo che l'approccio debba essere quanto più possibile non farmacologico, ma non ho preclusioni nei confronti di un farmaco in quanto tale. In passato ho avuto a che fare con un paziente affetto da "schizofrenia disorganizzata". Persona adorabile, garbata, spesso lucida e coerente (tranne quando vedeva volare i dinosauri, of course), ma indubbiamente aiutata dalla terapia farmacologica. L'importante è che il farmaco faccia parte di un approccio integrato. Nella fattispecie, è fondamentale l'apporto di un neuropsichiatra infantile esperto e competente, capace di valutare perfettamente il rapporto costo/beneficio e decidere di conseguenza nell'interesse esclusivo del minore

  3. #63
    Grazie Dave.
    Quindi tutto si riconduce ad una esatta diagnosi della "malattia", alla capacità del neuropsichiatra di identificare senza ombra di dubbio i sintomi che sono sul confine tra vivacità e sindrome.
    Ecco, io su questo sono parecchio scettico proprio perché si tratta di bambini o adolescenti dove certi comportamenti possono essere facilmente confusi.
    Il mio timore è che con questo via libera del ministro troppi genitori, già stressati di loro, prendano su il bimbo e lo portino dallo psichiatra e lo facciano imbottire di Ritalin. Come in tutte le categorie poi, sicuramente una percentuale di medici non avrà scrupoli a prescrivere il farmaco.
    [color=sandy brown]Brenzario...dove osano i bradipi.[/color]
    "Fare il grafico è sempre meglio che lavorare"

    Limbo Boys

  4. #64
    [supersaibal]Originariamente inviato da Davide
    c'è un problema di fondo, ed è il DSM, cioè quel famoso manuale che definisce i disturbi mentali in base a determinati criteri. Il DSM ovviamente è uno dei libri più inquietanti che esistano, perchè stabilisce delle regole che possono cambiare la vita, lo status sociale e la coscienza di sè della persona che viene valutata.

    Ora, il DSM classifica la sindrome da iperreattività tra i disturbi mentali dell'infanzia, ed esistono criteri ben precisi che la definiscono. Quindi è importante innanzitutto capire che qui non si parla di bambini vivaci, ma di bambini con problemi che possono condizionarne lo sviluppo. Cioè, il DSM non si sta riferendo ai birbanti, o ai teppistelli, ma a bambini che stanno sviluppando un disordine pervasivo dello sviluppo somatopsichico. Quindi il concetto è questo: ci fidiamo del DSM, che è redatto secondo convenzioni rigorose ma ha dei limiti ovvi dettati dalle generalizzazioni che importa, oppure rinunciamo a classificare le malattie mentali e ci affidiamo al sentito dire o alle sensazioni? Non è un problema di poco conto; anzi, è filosofico, prima ancora che medico.

    E' difficile stabilire quale sia la verità. Personalmente, credo che l'approccio debba essere quanto più possibile non farmacologico, ma non ho preclusioni nei confronti di un farmaco in quanto tale. In passato ho avuto a che fare con un paziente affetto da "schizofrenia disorganizzata". Persona adorabile, garbata, spesso lucida e coerente (tranne quando vedeva volare i dinosauri, of course), ma indubbiamente aiutata dalla terapia farmacologica. L'importante è che il farmaco faccia parte di un approccio integrato. Nella fattispecie, è fondamentale l'apporto di un neuropsichiatra infantile esperto e competente, capace di valutare perfettamente il rapporto costo/beneficio e decidere di conseguenza nell'interesse esclusivo del minore [/supersaibal]
    ineccepibile, ma non capisco come tutto ciò giustifichi il reinsierimento di un farmaco che era stato tolto per motivi piuttosto gravi...
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

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