In una favela, un giorno di sole, un caldo infernale.
Tre uomini entrano in una piccola baracca, calda e umida, trascinando un ragazzo magro e fragile per le braccia.
Là dentro Djalmão, un negrone enorme, bruttissimo, sudato, che puzza in modo abominevole, con uno stuzzicadenti che pende da un’angolo della bocca, si sta pulendo le unghie con un coltellaccio usato per aprire una noce di cocco.
Uno degli uomini dice: "Djalmão, il capo ha detto di dirti di metterglielo in culo a questo qui. Dice che è per insegnargli che non deve fare il figo con la gente della favela".
La vittima grida disperata e implora perdono. Ma Djalmão se ne frega e dice: "Sbattilo lì nell'angolo, fra poco me ne occupo".
Quando i tre uomini se ne vanno il povero ragazzo comincia a dire:
"Signor Djalmão, per piacere, per pietà, mi lasci andare via, non lo dirò a nessuno che sono stato rilasciato senza punizione, per pietà...".
Djalmão gli dice:
"Taci e stai buono lì".
Cinque minuti dopo entrano altri due uomini trascinando un altro ragazzo:
"Il capo ha detto di dirti di tagliargli le due mani e cavargli gli occhi. Dice che è per insegnargli che non deve toccare i soldi del capo". Djalmão lo squadra, e con voce grave ordina:
"Lascialo lì che me ne occupo fra un po'.".
Passano altri 5 minuti e arrivano due uomini trascinando un altro poveretto:
"Djalmão, il capo ha detto di tagliare via il pisello a questo qui, cosí imparerá a non guardare mai piú la donna del capo. Ah, ha detto anche che devi tagliargli la lingua e tutte le dita cosí non toccherá piú nessuna donna della favela".
Djalmão, con voce sempre piú grave:
"Mettilo lì nell'angolo con gli altri, fra un attimo me ne occupo io".
Il primo ragazzino consegnato a Djalmão dice allora, con voce cortese:
"Dottor Djalmão, con tutto rispetto, solo per evitare confusioni, io sono quello che lo prende in culo, ok?"

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