La sentenza non avrebbe potuto essere diversa.. è ovvio che un avvocato non può prendere in autonomia una decisione di questo tipo, quando c'è un vuoto legislativo. Quando occorre decidere se una persona debba vivere o morire, stabilire che la legge non dà una risposta e lavarsene le mani è la scelta più semplice, a livello di coscienza. Dubito persino che l'avvocato abbia intrattenuto rapporti con il soggetto interessato: molto probabilmente il tutto si è svolto tutto in un'aula lontana dalla realtà dell'ospedale, al sicuro da eventuali sensi di pietà.

E il vuoto legislativo rimarrà ancora a lungo. Welby morirà soffrendo ancora, e non sono nemmeno sicuro che il caso servirà a dare una scossa definitiva alla legislazione sull'argomento.

E' una cosa che fa schifo anche a me: nel caso specifico non sarebbe eutanasia, la morte non viene indotta. Si tratta di interrompere una cura. Le persone sono libere di scegliere di non farsi operare, e di schiattare per una gamba incancrenita o per le arterie che non ce la fanno. Il caso non è molto diverso, a parte l'enorme boom mediatico di questa faccenda.

Però Nillio, non capisco se tu sia stata più ingenua a sperare in una sentenza risolutrice, o l'altra volta quando ti battevi per le firme per l'eutanasia, con una risicata maggioranza sinistrorsa contenente Udeur e la Margherita: come farsi del male insomma.

-San-