Originariamente inviato da Mr_White
Pavese sosteneva che
"Chi odia non è mai solo: è in compagnia dell'essere che gli manca."


Ci pensavo oggi quando ho rivisto una persona che credo - adesso - di odiare. E' una percezione in parte fisica, in parte emotiva: in questo è molto simile all'amore. Ma sicuramente Pavese ha ragione: nell'odio c'è un legame, una vicinanza di qualche tipo.

Avete mai odiato qualcuno?
Come ve ne siete resi conto?
Quali "speranze" ha - o ha avuto - il vostro odio (vi auguravate il male altrui? volevate semplicemente allontanarlo il più possibile?)?
L'odio è passato, o si è trasformato in altro?
pavese non ha affatto torto, secondo me. L'odio e' un sentimento che rende la persona completa ed energica. e' la piu' forte affermazione di se'. trascende l'egoismo, bruciando di passione. e tutto in funzione di uno specifico obiettivo/persona.

Ho odiato, odio e odiero', e' un sentimento umano e come tale e come tutti gli altri va apprezzato, capito e provato. Di modo da poterlo usare quand'e' d'uopo.

Non parlerei di speranze, parlerei di obiettivi. l'Odio, di per se, e' abbastanza lucido, preciso e concreto. non spera, fa.

Sempre secondo me l'odio puo' trasformasi in rancore, quando si raffredda o ira, se proprio si esplode, a un certo punto.