riferendomi agli americani, parlo del consumatore di ogni dove, che non conoscendo il prodotto orginale, ne acquista uno che crede simile, dato che non sarebbe vietato utilizzare un termine fortemente territorializzato.

inoltre tu lamenti che entrando a far parte del club dei produttori selezionati si sarebbe avvantaggiati. questo è vero per le procedure con cui si è ammessi ad apporre la denominazione, ma anche questo non invalida il sistema in sè. certo, se la si usa come strumento per alzare il prezzo, questo non è economicamente auspicabile, ma è QUI che entra in gioco il consumatore "di qualità", il quale, andando alla ricerca del prodotto "tipico" si può presumere essere un intenditore, quindi in grado di bocciare immediatamente chi abusa del nome per vendere più caro. la stessa cosa, ripeto, non è possibile col consumatore medio che ricerca genericamente un prodotto che ricorda quello tipico. in definitiva: prima garantire la denominazione (con pratiche che ne impediscano un uso distorto) a tutela delle maestranze di cui dicevo, poi -solo dopo- fare affidamento sul mercato per escludere dal club i truffaldini.