Originariamente inviato da wsim
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Con ben chiara questa differenziazione, Eastwood gira la sua scena capolavoro nella quale i due mondi si fondono, si scoprono straordinariamente simili nella lettera trovata addosso al marine Sam, che il colonnello Nishi legge ai suoi attoniti e silenziosi soldati. In quella scena mirabile, Eastwood butta alle ortiche la guerra dei politicanti e della propaganda con pochi, splendidi minuti di cinema nei quali si schiera dalla parte dei singoli uomini in quel calderone bestiale che è la guerra, uomini sporchi, coperti di fango e sangue, ma con le loro anime, i loro affetti, le loro storie. Tutti uguali quegli uomini, americani come giapponesi, ieri come oggi, come dovremmo sempre ricordare.
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bellissimo e poetico, nonostante la spietata disillusione con cui tutti (noi spettatori insieme ai soldati giapponesi) attendiamo un finale irrimediabilmente scolpito nelle lapidi commemorative di quella carneficina. Una narrazione più lineare e precisa del precedente Flags per un film che trova il suo punto di forza nella quotidianità, a volte banale, della vita di chi con le bombe che esplodono sopra la testa trova ancora conforto in una matita ed un foglio di carta.
Il generale Kuribayashi riassume bene il senso (o meglio l'insensatezza) della guerra quando già con la morte negli occhi dice al soldato Saigo che il giuramento che ha fatto sui suoi cari di sacrificare la vita per l'onore del suo paese diventa difficile da mantenere quanto più il pensiero si sofferma proprio sulla famiglia che lo rivorrebbe a casa.

edit: rileggendo il 3d su Flags of our fathers mi sono accorta che in questo su Lettere da Iwo Jima manca qualcuno...
blackho o o o o o o o o o o o o o o o se ci sei batti un colpo e sciogli il dilemma con cui ci hai lasciato qualche mese fa