Boris El'cin firmò lo scioglimento dell'URSS senza tener conto del referendum del 17 marzo 1991, in cui gli elettori furono chiamati a rispondere alla seguente domanda: "Ritenete opportuno il mantenimento dell'Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste come rinnovata federazione di repubbliche sovrane, nelle quali diritti e libertà di ogni individuo di qualunque nazionalità saranno pienamente garantiti?" A tale domanda la maggioranza dei sovietici (circa 75 - 80%) rispose affermativamente, ma tale volontà venne ignorata da El'cin che in segreto, spinto da alcuni capi di stato occidentali, firmò gli accordi per lo scioglimento dell'Unione.
Gli accesi conflitti tra il Congresso e El'cin, sfociarono a ottobre 1993, nell'attacco dell'esercito alla sede del Congresso, che portò alla morte di centinaia di deputati, il palazzo della duma fu attaccato dai carri armati, e migliaia di manifestanti che si erano recati a Mosca per protestare contro le riforme liberali attuate senza il consenso del parlamento.