"Le informazioni riguardanti prognosi gravi o infauste o tali da poter procurare preoccupazione e sofferenza alla persona, devono essere fornite con prudenza, usando terminologie non traumatizzanti e senza escludere elementi di speranza.Originariamente inviato da annina79
quindi se do il risultato di un'analisi a un paziente e questo è sconvolto, e io devo ancora accennare alla diagnosi, devo comunque continuare? e se ad ogni visita e colloquio il paziente si è presentato con il consorte, senza mai dimostrare problemi al fatto che lui sapesse, e il consorte mi viene a chiedere chiarimenti a proposito dei risultati delle analisi, devo starmene zitto? non mi è stato dato un tacito assenso da parte del paziente?
La documentata volontà della persona assistita di non essere informata o di delegare ad altra persona l’informazione deve essere rispettata."
"L'informazione a terzi è ammessa solo con il consenso esplicitamente espresso dal paziente, fatto salvo quanto previsto all'art. 9 allorchè sia in grave pericolo la salute o la vita di altri.
In caso di paziente ricoverato il medico deve raccogliere gli eventuali nominativi delle persone preliminarmente indicate dallo stesso a ricevere la comunicazione dei dati sensibili."
Codice di deontologia. Non ricordo se c'è anche un articolo di legge in merito, ma direi che può bastare![]()
In effetti il 99% delle persone non ha problemi a condividere le informazioni coi familiari, e anzi manda spesso il familiare a fare da grimaldello per scassinare il consueto e deprecabile muro omertoso dei sanitari, però quell'1% che ci terrebbe a farsi i fatti suoi viene seriamente danneggiato nella suaprivacy, e questo è inaccettabile. Per questo occorre darsi delle regole, e questo articolo del codice deontologico mi pare molto sensato.
In secondo luogo: è vero quello che dice Memole, secondo me la zia non sta agendo per il meglio