Sebbene Castro, con le sgherro Che Guevara, rientri a pieno titolo e meritatamente nella categoria "macellai psicopatici" debbo muovere delle critiche alla tua teoria di Pinochet che interviene per salvare il paese e ristabilire l'ordine democratico. Prima di tutto è bene ricordare che è vero che il Cile era un paese sull'orlo della guerra civile. Allende, o per palese incapacità politica o per intenzioni losche, aveva armato la sua milizia e d'altra parte si era presentato ai cileni, una volta eletto, non come il presidente di tutti ma come il presidente di una sola parte del paese. Un manifesto politico piuttosto chiaro tenuto conto anche dei successivi richiami delle altre istituzioni del paese come il parlamento e la corte costituzionale in prossimità della crisi. Detto questo l'intervento del generale Pinochet è palesemente esagerato, crudele, inumano e ignobile; possiamo cioè anche giustificare in particolari circostanze di grave instabilità l'intervento dell'esercito per ristabilire un minimo di ordine. Non possiamo però giustificare l'eliminazione degli oppositori, del presidente e l'instaurazione di una dittatura militare spietata. E tra gli oppositori c'erano anche quei reparti dell'esercito che avrebbero desiderato un ruolo diverso delle stesse forze armate. Forze armate che hanno sempre avuto, ancora oggi, un peso significativo nella vita politica del paese. Non solo: il regime dura diciotto anni. Un po' troppo per considerarlo come una fase di transizione alla democrazia. Un po' troppo considerare come "benevolente" la concessione del referendum da parte di Pinochet: avrebbe potuto indire delle elezioni libere, in un clima di minore repressione e soprattutto farlo anni prima. Un ultimo particolare che smonta definitivamente la tua teoria: la transizione alla democrazia in Cile si è conclusa nel 2005 con la riforma costituzionale che, tra le altre cose, ha eliminato i senatori a vita del regime.