Va be', dai, facciamola breve e basta con la supercazzola.

Ora provo a condurre io le danze, perché è evidente che Omar stia cercando di riportare a memoria concetti probabilmente sbagliati che ha letto e che evidentemente non ha metabolizzato. E io non riesco a seguire il suo discorso perché salta di palo in frasca. Mi calo nei panni di MasterLibe, ma spero di non essere rompiballe quanto lui.

Definizione: d'ora in avanti, in questo post, userò il termine moneta non per indicare le monete metalliche, ma per indicare la valuta a corso legale che viene rappresentata, come mezzo di pagamento liberatorio, dalle banconote.

Prima di tutto partiamo da due concetti: la proprietà del denaro e il signoraggio. Cominciamo dal primo: non importa di chi sia la proprietà dei pezzi di carta, perché quello che importa è il valore che portano quei pezzi di carta, il valore che si dà loro. Facciamo l'esempio del tesserino Bancomat che la banca ci rilascia. Il tesserino di plastica è della banca -- o di chi per essa, non importa -- ma quando lo uso, spendo il denaro che ho preventivamente depositato su un conto corrente: cioè spendo il mio denaro. Non importa, quindi, la proprietà del supporto fisico -- tesserino di plastica o foglietto di carta -- né il valore commerciale di questo supporto. Quello che importa è il valore che rappresenta e la proprietà di questo valore. Il valore è dato dal valore nominale, dalla copertura in riserva, in titoli o in altri beni con valore stabile, dalla ricchezza prodotta dal paese, dal potere d'acquisto e dal valore complessivo di tutto il denaro in circolazione. La proprietà del valore rappresentato, poi, è di chi lo porta, di chi, cioè, l'ha prodotto e ne ha ricevuto in cambio il denaro.

Passiamo al signoraggio. Oggi, nelle economie cosiddette di tipo occidentale -- non so se altrove persiste il concetto arcaico -- il signoraggio è il guadagno che si genera sulla gestione delle riserve: l'aumento di valore dell'oro, la plusvalenza tra il valore dei titoli ritirati dal mercato e il valore con il quale questi titoli vengono reimmessi contro ritiro di moneta, eccetera.

La prima regola è che nel sistema delle banche centrali europee è vietato il finanziamento degli stati membri con l'emissione di nuova moneta. Quindi le banche centrali non possono emettere moneta acquistando titoli di stato in emissione; cioè può emettere moneta contro ritiro di titoli già presenti sul mercato, ma non può partecipare alle aste con le quali gli stati collocano i titoli sul mercato.

Per quanto riguarda il sistema delle banche centrali europee, con particolare riguardo per la banca centrale italiana, bisogna distinguere il trattamento del signoraggio da parte della BCE e il trattamento da parte della Banca d'Italia.

Bisogna rilevare che tutto il capitale di BCE è detenuto dalle banche centrali nazionali del sistema della banche centrali europee. BCE emette una quota della moneta in circolazione -- l'8% del totale -- contro un credito nei confronti delle banche centrali nazionali suddivisi per quota di capitale sociale di BCE che le stesse banche nazionali detengono. Per questi crediti BCE fa pagare alle bance centrali -- debitrici per l'emissione di questa parte di moneta -- un interesse. Questo è il signoraggio di BCE sulla quota di moneta che mette in circolazione direttamente. Questo signoraggio viene, poi, riconosciuto alle bance centrali nazionali con la distribuzione dell'utile. Quindi nella gestione monetaria di BCE, il signoraggio è una posta neutra: le banche centrali devono pagare un interesse proporzionale al debito che hanno nei confronti della BCE che, come abbiamo visto prima, è proporzionale alle quote di capitale di BCE detenute dalle banche centrali; a fine anno BCE distribuisce l'ulite -- nella cui composizione, naturalmente, rientrano anche gli interessi di signoraggio -- in proporzione alle quote di capitale detenute dalle banche centrali.

Banca d'Italia, invece, come le altre banche del sistema delle bance centrali europee, emette a sua volta moneta -- non chiedetemi quanta, perché non ho voglia di andarmi a scartabellare ancora i bilanci -- contro una riserva in oro e, fondamentalmente, contro il ritiro dal mercato, ma non direttamente dallo stato come abbiamo visto prima, di titoli di stato. Per quanto riguarda l'oro, ogni anno BI deve iscrivere a bilancio il valore di mercato: l'eventuale aumento di valore tra l'inizio e la fine dell'anno è il signoraggio. Sulla gestione dei titoli ritirati per l'emissione di moneta, BI guadagna le cedole -- gli interessi, in parole povere -- e guadagna la plusvalenza* nel momento in cui dovesse decidere di reimmettere titoli non ancora scaduti per ritirare moneta; anche questi due guadagni rappresentano il signoraggio. Resta inteso che l'oro si può deprezzare e i titoli potrebbero essere ceduti a un valore inferiore a quello di acquisto.

A fine anno BI pubblica il bilancio, calcolando l'utile; in questo utile è presentena che il signoraggio, dal momento che i guadagni -- sarebbe meglio usare ricavi -- sulla gestione delle riserve lo aumentano. Una volta calcolato l'utile lo distribuisce. E come lo distribuisce? Il 40% a riserva, cioè si auto finanzia accantonando questa quota di utile anziché distribuirla, il 60% allo stato e il resto (nel 2004, per esempio, era lo 0,061% e nel 2006 era 0,012%) agli azionisti.

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* In prima approssimazione, la plusvalenza è la differenza attiva tra valore di cessione e valore di acquisizione.