Originariamente inviato da Federiconet
No, piano, i diritti li voglio io
Guarda che l'ho citata per primo io, qui sul forum
Si parlava di religione dopo la morte di Woytila, e io scrissi:



...per la grande diversificazione di culti presenti nel mondo conosciuto, è impossibile
pensare che anche solo uno di essi rappresenti la Verità, per una questione puramente pratica.
Le religioni del mondo, illogicamente, affermano ognuna che secondo i propri dettami si
rientra nella categoria dei "fedeli" e quindi di coloro che si salvano, mentre tutti quelli
che negano la relativa verità, sono "infedeli" e quindi condannati alla dannazione. Se anche
la religione più diffusa, il Cristianesimo, fosse quella "giusta", avremmo comunque un esiguo
numero di "salvati" rispetto a quelli che invece dovranno marcire tra le fiamme etterne.
Allo stesso modo, qualsiasi religione andrebbe a produrre uno scompenso enorme tra beati e
dannati. Cosa che non può essere per una mera questione di equilibrio universale (la natura
tende all'equilibiro, si sa).
Sarebbe incredibilmente imbarazzante, perciò, se dopo una vita spesa a compiacere Manitù
secondo i più puri dettami Frocheyenne, uno sprovveduto nativo americano, dopo la morte, si
trovasse non nella Immensa Prateria del Bufalo Insaponato, ma al cospetto di Ganesha. Si
guarderebbero costernati l'un l'altro, senza sapere cosa dire.
Anzi, forse il nativo amerciano avrebbe diritto a reclamare: egli infatti non avrebbe potuto
mai arrivare a conoscere il dio elefante indù. Quindi da questo ragionamento si può dedurre
facilmente che le tre possibili opzioni teologiche siano:
1. Dopo la morte non v'è nulla
2. In realtà tutte le religioni sono giuste e vere, e semplicemente dopo la morte ognuno viene
giudicato dal suo dio, guadagnandosi il relativo inferno o il relativo paradiso
3. Nell'aldilà c'è la Grande Lavastoviglie, incazzata nera perché nessuno se l'è mai cacata