La saccenza, quel mattino,
svegliandosi di buon ora
specchiò il suo conoscere…
compiacendosi nel vedere
quanto fosse il suo sapere.
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E intonò a gran voce la sua prece quotidiana:
“Quanto sono erudita…quanto sono istruita…
la mia competenza tiene banco alla scienza,
sol la mia è verità…tutte le altre nullità.”
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Non vedeva, la saccenza,
specchiandosi alla sua conoscenza
che spesso le veniva detto:
“Umiltà…cara mia…
l’arroganza non è nobiltà
mentre sputi le tue sentenze
gli altri si accorgono delle tue mancanze,
la saccenza non fa rima con sapienza,
e misero sarà il tuo sapere
se sol di te stessa ti vorrai nutrire..."
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E come disse mio papà un dì:
"Saccenza,
figlia della supponenza,
nonchè madre dell'insofferenza
ed infine
nonna dell'indifferenza..."

