Come se non bastasse, il mio STIMATISSIMO Severgnini distribuisce perle di saggezza sull'argomento.

Caro Beppe, 25 anni fa si cantava «l'estate sta finendo». Finisce ogni anno, ma i quotidiani continuano a non accorgersene. Prendiamo il tuo giornale, ché non è mai bello parlare degli assenti. Gli inserti svaniscono dalla fine di luglio al 10 settembre, mentre l'economia, la medicina e tutto il resto continuano a dare notizia di sé. Il numero delle pagine passa da quasi sessanta a 48 e ci vogliono settimane prima che venga ripristinato lo spessore invernale. Le pagine culturali si riducono a foglietti di poco conto, forse perché quando fa caldo si suda anche a pensare. La cronaca politica saluta e va al mare, mentre scoppiano guerre e muoiono persone. Con pinne, fucile e occhiali, gli ultimi giornalisti inseguono politici che giurano di tenersi in contatto telefonico con il resto del mondo. Il quale, però, è già al lavoro. Insomma, mezza Italia crede ancora che agosto sia un salvacondotto per dimenticare i problemi, e i giornali perpetuano l'illusione. Non sarebbe ora di andare a scuola da tedeschi e inglesi? Le vacanze vanno bene, ma non sono terra di nessuno.
Simone Secchi.


Pubblico, ma mi sembra un commento profondamente ingiusto. D'estate i giornali sono pieni di notizie, fatti, racconti, discussioni; e di gente che lavora (anche il sottoscritto, quest'anno, da Pechino). Ma c'è chi non è mai contento, vedo. Chiedo: non è che siamo ormai tutti schiavi della Cultura del Lamento?