Di inquinamento, interessi industriali e politici: riassumiamo le ultime vicende dell'ILVA

Lo stabilimento dell'ILVA di Taranto è a rischio chiusura per l'abominevole quantità di sostanze tossiche che emette. A gestirlo è il gruppo Riva, il quale ovviamente non ha alcun interesse che ciò accada (tutt'altro).

Il proprietario dell'impianto industriale è stata una delle preziose persone necessarie per la riuscita dell'operazione Alitalia: Carlo Riva siede infatti insieme agli altri 17 industriali che detengono più del 50% della CAI.

Prima di questa operazione miliardaria, l'INES (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti) ha stimato che l'Ilva emette circa il 90% sul totale annuo delle emissioni industriali di diossina.

Aumentarono così le probabilità per mettere fine allo scempio, se non fosse che a mettersi di traverso è proprio colei che dovrebbe fare l'interesse della salute ambientale: il ministro dell'Ambiente, l'ormai nota Stefania Prestigiacomo. Lo sorso 8 agosto il suo ministero ha inviato una lettera all'ARPA della Puglia in cui afferma che «Le campagne di rilevazione effettuate - è scritto - non possono essere ritenute valide ai fini dell’individuazione di specifiche criticità ambientali».

La diossina c'è e colpisce la gente, compresi i bambini come S., malato di tumore a 13 anni come se avesse fumato da una vita; ma chi dovrebbe tutelare la salute dell'ambiente e della popolazione non la vede o non la vuole vedere. Vergogna, vergogna