L’aspetto più folgorante dell’operazione della PAD, formata da un insieme di middle class, vecchia élite ed élite urbana, monarchici, burocrati e alcuni sindacati, è il progetto sui cittadini economicamente emarginati.
La PAD vorrebbe togliere il diritto di voto ai poveri rurali del paese, che rappresentano il blocco elettorale più consistente in Tailandia.
La “nuova linea politica” della PAD punterebbe ad avere nei futuri parlamenti un 70 per cento dei deputati scelti per nomina, e solo il 30 per cento dei rappresentanti eletti, che verrebbero sostituiti da “rappresentanti pubblici” provenienti da diversi ambiti di attività in tutta la Tailandia.http://www.ipsnotizie.it/nota.php?idnews=1289I leader della PAD, e chi ha parlato ai loro raduni nel palazzo di governo, non si sono fatti troppi scrupoli nel manifestare il proprio disprezzo verso i poveri rurali, i cui voti nelle aree agricole del nord-est rappresentano quasi 150 dei 480 seggi in parlamento: espressioni di scherno verso le comunità agricole, accusate di essere stupide, ignoranti e bisognose di educazione, per i loro “voti venduti” concessi ai candidati in lizza.
Eppure questo lusso di cui gode la classe urbana agiata tailandese - quello di insultare una larga fetta dell’elettorato del paese - rivela quanto le correnti del feudalesimo scorrano vicine alla superficie. È l’ultima espressione di un paese con una lunga tradizione per cui i suoi membri più ricchi e presumibilmente più istruiti dell’élite e l’aristocrazia di Bangkok continuano a sostenere che la Tailandia non sarebbe “pronta” per la democrazia, dal momento in cui è diventata una monarchia costituzionale, nel 1932.

Rispondi quotando