Gren, il mio intento è proprio quello di slegarmi dal concetto di miracolo religioso.
Credere, stupirsi, meravigliarsi, sorprendersi è un atteggiamento, una forma della menta (forma mentis), come quello di non farlo, di essere scettico, di scrutinare, di ragionarci sopra applicando il modello cartesiano a qualsiasi cosa ci circondi, dalla natura alle persone.
wsim spesso lo menziona, come ha ben detto, in altri 3d, e se non ricordo male principalmente legato all'odierna indifferenza verso le bellezze della natura, inevitabilmente romanzate da secoli ed oggi brutalmente dimenticate.
Io mi riferisco anche alle persone, agli avvenimenti, ai sentimenti.
Non vuole essere un 3d mieloso, non mi interessa, né uno amaro, mi interessa ancor meno, ma i 3d hanno vita propria e chissà come andrà a finire.

Credere, come dicevo, stupirsi, meravigliarsi, credere che i miracoli esistano ma non nel senso biblico o evangelico, un evento legato alla religione o a un suo rappresentante inspiegabile dal punto di vista scientifico, ma in quello secolare: una persona che non agisce per secondi fini individualistici, stupirsi anche della meschinità, della disonestà, meravigliarsi insomma.
È un atteggiamento che abbiamo perso?
È saggio averlo perso?

Purtroppo, sembra, le parole che cerco mi deridono e sbeffeggiano: sono molto più abili loro a nascondersi che io a trovarle.
Intuitemi, se ci riuscite.