Originariamente inviato da ilgiovo
ieri sfogliando un vecchio libretto di canzoni di mia mamma ho visto la versione italianizzata di "house of rising sun"

non è la prima che vedo o che sento, di quegli anni, quando i miei erano giovani, in cui c'erano parecchi artisti che rifacevano i pezzi stranieri musica proprio identica all'orginale (magari qualche arrangiamento rifatto) e testo che è la quasi esatta traduzione, e mi è venuto da pensare a tutti quelli (me compreso, a volte) che gridano alla crisi creativa musicale dei nostri tempi, in cui tutto è già sentito e già fatto e rifatto e coverizzato.

niente di nuovo, quindi.
no, infatti. e non vuol manco dire che all'epoca (come adesso) mancassero i talenti: vuol dire che quello era ciò che l'impero americano aveva cominciato a proporre col suo colonialismo culturale, quindi se volevi vendere e fare figo riadattavi quel sound tanto "cool" (fatto con strumenti, arrangiamenti, idee che noi appena appena ci sognavamo) per i nostri caproni che l'inglese non lo capivano. mera operazione commerciale.

in mezzo, trovavi mina che cantava anche meglio di tante galline d'oltreoceano, franco cerri che poteva accompagnare billie holiday, gli area che non avevano nulla da invidiare alla mahavisnu orchestra, bla bla.

la musica si è sviluppata e diffusa dove c'è stata la volontà precisa di farla diffondere, dove sono stati creati spazi per suonare, scuole di musica, dove è stata posta attenzione alla creatività dei musicisti.

se avessimo fatto così anche noi e non ci fossimo comportati da soliti italiani che guardano ognuno il proprio orticello, ora nel mondo starebbero improvvisando sul saltarello, la musica napoletana non ci farebbe morir dal ridere e la lirica nostrana non si sarebbe fermata al san carlo.