Scusate se sfanculizzo il layout, ma è per una buona causa.Originariamente inviato da Druzya
mi spiace per te, ma e' chiaro che si andra' a finire cosi'. Storicamente, ogni volta che l'ordine cerca di imporsi, il disordine ha una repentina escalation. Speriamo sia una una escalation tendenzialmente pacifica e non un ritorno agli anni di piombo, che quelli si che e' meglio che non tornino.
Questa è un'illustrazione di Gipi per l'Europeo: racconta della sue esperienza illuminante di visita alla Sapienza durante le manifestazioni studentesche della fine dell'anno scorso.
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Perchè è questo che, qui dentro, tutto e tutti mi parlano. Non di profitto. Di futuro. Al governo non li capirà nessuno.
Non credo che la "mia generazione" voglia gli anni di piombo.
Ho partecipato anche alle manifestazioni studentesche a Roma, Reggio e Modena contro la Gelmini e ho avuto modo di confermare questa mia idea e di riflettere.
Innanzitutto non riesco a parlare di "generazione". Mi fa strano. Non credo che ci sia un sentimento che porti gli studenti odierni a parlare di generazione. Ho notato la differenza guardando le foto di manifestazioni durante gli anni '50, '60 e '70. E le ho confrontate con le mie.
Una delle cose che ho notato maggiormente è come all'epoca, anche nel modo di vestirsi e di manifestare, ci fosse molto di più il sentimento di "siamo tutti la stessa cosa perchè siamo tutti uguali". Ora invece, per quanto comunque esistano mode e stili di riferimento con ovvie conseguenze di massificazione e conformismo, l'imperativo è "Sii diverso: esprimi te stesso, perchè sei diverso dagli altri".
Il sostituirsi di un sentimento comunuitario ad uno individualistico ha avuto vari effetti, positivi e negativi. Da un lato ha portato, a mio parere, ad una maggiore riflessione individuale sui problemi della società e una maggiore personalizzazione delle manifestazioni: come molti autori e manifestanti degli anni '60 hanno potuto notare, i giovani d'oggi, nonostante gli stereotipi, sono molto più informati sulla politica e sulla cronaca, anche e soprattutto grazie ad internet.
Dall'altro lato ciò ha portato ad una sorta di mancata aggregazione di massa, che a mio parere ha reso difficile la creazione di un movimento studentesco nazionale capace di opporsi in blocco: quello che si è visto è stato l'assembramento di più movimenti locali e provinciali.
È per questo che mi sento di escludere una sorta di escalation tipo anni di piombo. Inoltre dovete tenere conto che gli studenti di oggi sono quelli nati tra la metà degli anni '80 e la loro fine: noi non abbiamo conosciuto la violenza degli anni di piombo. (Odio parlare in prima persona plurale, ma ora lo faccio). La violenza non è la nostra prima arma di scelta (questo non vuol dire che non vi siano coglioni che la usano). E non per bontà, tutt'altro!
Non ci siamo abituati semplicemente perchè sin da piccoli siamo cresciuti nella bambagia ed in un periodo in cui le lotte politiche hanno cambiato la loro faccia: sono passate dall'attivismo fisico alla propaganda telegiornalistica di Berlusconi.
Ed è anche per questo che in manifestazione ho visto più volte l'intera folla fischiare e allontanare quei pochi pirla che lanciavano petardi o facevano casini.
Non so se vi rendete conto, ma le persone della mia età hanno vissuto SEMPRE con Berlusconi. Magari non cronologicamente, ma non hanno ricordi distinti di cosa ci fosse prima (io sono dell'88, Berlusconi inizia nel '94, avevo sei anni). Dunque i metodi che abbiamo osservato nella politica non sono quelli della violenza fisica, ma dell'insinuazione culturale.
Il problema è: funzionano?
Io direi di no. Non in Italia, non nell'odierna situazione.
Due motivazioni:
A) L'avversario ha troppo potere mediatico in quel campo e, per quanto Internet sia dalla nostra parte e sia stato uno strumento la cui importanza divulgativa e propagandistica verrà studiata nei libri di storia, il tasso di informatizzazione tra gli adulti e gli anziani è talmente basso che non si riesce ad avere un riscontro in quelle fasce di popolazione.
B) Quello stesso target, gli anziani e gli adulti, non hanno una sega di fiducia nei giovani e nelle loro idee e nelle loro azioni. Tutti ci vedono come il male, soprattutto perchè le reti controllate dal presidente del consiglio Berlusconi danno continuamente quest'idea.
La cosa ridicola è che non chiediamo il 18 politico o altre stronzate. Chiediamo solamente di poter lavorare e studiare decentemente, senza tagli o altre prese per il culo. Abbiamo tanta voglia di fare, metterci all'opera, farci il culo per dimostrare quello che valiamo nel campo in cui siamo interessati: non vogliamo fare gli hippy fancazzisti come negli anni '60. Eppure questo è visto come un sogno impossibile da realizzare: un'Italia senza giovani precari è un'utopia. Questo è il messaggio che ci viene dato.