Originariamente inviato da vificunero
Si risolve in un modo molto semplice: il contratto. Se nel contratto c'è scritto che il giocatore si impegna ad una determinata attività professionale e quindi ad un'adeguata alimentazione e attività fisica secondo quanto richiesto dalla società sportiva, il calciatore è legato ad un impegno. Se il calciatore non ha specificato eventuali esigenze religiose e se non ha concordato il modo per venire incontro a queste esigenze si attacca. Nessuno l'ha costretto a firmare quel contratto o a scegliere quel lavoro.
Non è proprio così, il contratto non può derogare ai diritti supremi riconosciuti automaticamente.

Se io firmo un contratto in cui c'è scritto che rinuncio alle ferie, quella clausola è nulla, e non sono legato da alcun impegno, e non devo certo specificare di avere particolari "esigenze di reintegrazione delle energie psico-fisiche", che mi spettano comunque.

Anche quello di professare liberamente i riti e costumi della propria fede è un diritto fondamentale che non può essere compresso dalla legge, figuriamoci da una fonte di rango ancora più sottordinata come un contratto.