ah, non e' che per caso avete visto 'sto tizio?

http://www.repubblica.it/2009/08/sez...de-botton.html

LONDRA - Se ne sta lì a picchiettare sul suo laptop nel terminal 5 dell'aeroporto più grande di Londra, sembra un passeggero qualsiasi in attesa del volo. E invece all'improvviso può tirare fuori una macchina fotografica e immortalare una pecca di Heathrow o un abbraccio tra parenti più curioso del solito. Tutto per svelare l'altra faccia degli aeroporti e per fare riflessioni in un posto tanto assurdo da renderle uniche. Il filosofo Alain de Botton, svizzero di nascita ma ormai residente a Londra, una specie di Alberoni britannico che in Italia pubblica con Guanda, ha intenzione di ribaltare il concetto di Marc Augé per il quale gli aeroporti sono spazi che non hanno un'identità. E grazie a un generoso sponsor di Baa, la società che gestisce lo scalo londinese, è al lavoro sul primo libro scritto interamente vivendo in aeroporto.
fossi capace di scrivere, l'idea mi tenterebbe