Che potrebbero toccare i cosiddetti Baroni è una cosa che condivido, oltre che mandare in galera chi si è mangiato i fondi, ma abbiamo visto come nessuno va in galera tra politici e simili.Originariamente inviato da MItaly
In effetti tagliare di un miliardo all'anno i fondi per l'università e buttare a mare i ricercatori (che da sempre fanno lavoro di didattica indispensabile ma a loro non richiesto dal contratto*) senza toccare i baroni mi pare il modo migliore per sistemare i problemi.
* nota che lo "sciopero" attuale non è uno sciopero nel vero senso del termine: semplicemente si astengono ai compiti da loro non richiesti dal contratto, quale appunto le normali attività di didattica che svolgono ma a cui non sono tenuti. Dal punto di vista legale, stanno continuando a lavorare normalmente. Il fatto che questo causi tutti i disagi che si vedono ti fa capire quanto questo lavoro dei ricercatori non riconosciuto sia indispensabile.
Però ecco, 1250 euro come primo impiego a Bari non è da lamentarsi secondo me, daccordo che è una cosa a livello nazionale e magari più al nord non è così.
Per la precarità secondo me dovrebbero abolirli i temi indeterminati nel settore pubblico, eliminano totalmente la meritocrazia e spero che qunado andranno in pensione i cosidetti Baroni inizino con contratti un pò più sensati per l'italia di oggi.
Riguardo all'insegnamento penso che dovrebbero scindere la carica da ricercatore da quella di professore, perchè secondo me non sono due cariche del tutto correlate. Potrebbero esserci persone bravissime a spiegare ma che nell'ambito della ricerca fanno ridere, o viceversa.
Se i ricercatori si sono rotti di insegnare, bene, perfetto, che smettessero di falro. Che i ricercatori vogliono più soldi, bene perchè loro che "un pochino ci sono dentro, almeno un pò di più di noi studenti" non si mettono a fare i conti in tasca ai Baroni che se li mangiano i soldi?
Ad ogni modo quell'articolo così come è stato scritto a me pare poco serio. Mi sembra la classica notizia sensazionalistica senza dati alla mano e sopratutto nei temrini in cui è stata scritta.