Originariamente inviato da straycat3
Vada per il consiglio. Ma... è vero che i suoi libri sono lenti? Un giudizio dato da un mio collega mi ha scoglionato incredibilmente...
Mah, io ho letto solo quella ma non mi è sembrato lento, anzi l'ho trovato molto coinvolgente... certo è un libro riflessivo, non d'azione

Ne riporto un pezzetto (scelto a caso) piccolino, per dare un'idea di cosa parlo:
Da Penang dovevo andare a Kuala Lumpur. Avrei potuto prendere il treno diretto
che parte da Butterworth, ma quella mi sembrò una soluzione troppo sbrigativa e
decisi di scendere lungo la penisola lentamente, con uno di quei taxi che si di-
vidono con altra gente. Volevo fermarmi a Ipoh, una città - si dice - da cui
vengono le donne più belle e i cinesi più ricchi della Malesia.
Poco più di cento anni fa, Ipoh era un grosso villaggio. Il nome gli veniva da
un albero con il quale i malesi fabbricavano le loro frecce avvelenate. Poi ar-
rivarono gli inglesi, scoprirono che la terra era piena di zinco e quel che suc-
cesse spiega la storia della Malesia e i suoi problemi di oggi.
Per estrarre lo zinco occorreva manodopera; i malesi non erano particolarmente
interessati a lavorare nelle miniere e gli inglesi decisero di accettare ogni
emigrante che riuscisse ad arrivare. Nel 1879 c'erano a Ipoh già 4623 malesi,
982 cinesi e un inglese. Nel 1889 i malesi erano diventati 10291, gli inglesi
69, ma i cinesi erano 44790. Fu così che Ipoh divenne una città quasi esclusiva-
mente cinese e che alcune famiglie di immigrati, arricchitesi con lo zinco, sono
oggi una potenza economica con cui il potere politico, in mano ai malesi, deve
fare i conti.
«Solo il dieci per cento dei cinesi qui sono davvero ricchi, ma questo fa sì che
gli altri, il novanta per cento, lavorino come matti, sperando di poterlo diven-
tare», mi disse uno dei vari cinesi che andai a vedere a Ipoh. Nessuno di loro
pensa a tornare in patria. «In Malesia sono un cittadino di seconda categoria,
ma faccio pur sempre una vita migliore che se fossi un cittadino di prima classe
in Cina», mi disse un insegnante. «Allora resto.» Sempre pratici, i miei cinesi!