Letta la precisazione anche se non era poi necessaria dato che il vostro marchio è abbastanza forte da evitare fraintendimenti con prosciutti denominati nostrani o di montagna, tuttavia:Originariamente inviato da maurocatta
Ciao,
sono Mauro del Consorzio del Prosciutto di Parma.
Ci teniamo a farvi conoscere la posizione del Consorzio del Prosciutto di Parma in relazione alla puntata di Report, la potete trovare qui:
[URL=no link, grazie[/URL]
In particolare, è importante sapere che il Prosciutto di Parma è prodotto unicamente con cosce di suini nati ed allevati in 10 regioni del Centro-Nord Italia, e che il Prosciutto di Parma non ha niente a che vedere con il prosciutto "nostrano" o "di montagna" che vengono menzionati da Report.
Grazie, a presto!
Crediamo fermamente che la dichiarazione di origine certa e precisa dei prodotti alimentari presenti sul mercato, oltre che essere doverosa nei confronti del consumatore, sia un aspetto di tutela fondamentale di una filiera italiana che ha specificità e qualità eccelse.
è giusto che la dichiarazione di origine sia doverosa e a tutela della qualità (anche se poi certificate che il prodotto è fatto in Italia con carni italiane da voi selezionate, ma io consumatore non posso sapere cosa dà da mangiare ai maiali l'allevatore, quanto vivono dignitosamente i suini prima di morire, quanto spazio vitale ha ogni suino etc), ma la certificazione non dovrebbe ricadere sul costo del prodotto al consumatore, bensì dovrebbe essere solo un mezzo per aumentare le vendite, è garantito -> il cliente acquista. Nel mio ambito lavorativo miglioriamo i macchinari ma manteniamo i prezzi al cliente i medesimi, perché la qualità e il numero di clienti sono direttamente proporzionali.
Forse per i prosciutti non è così? Se costasse 10 euro al chilo comprerei sempre il prosciutto di parma che è oggettivamente buono invece di comprare la spalla stagionata fatta chissà dove, che sa di poco, ma che costa poco.