Secondo me è un problema più generale.
Chi può decidere quando la morte è o non è effettivamente un "atto di misericordia"?
La persona stessa e/o n equipe di medici e psicologi?
E una volta innescato il meccanismo della morte misericordiosa, chi riuscirà a porre un limite inferiore oltre il quale non è moralmente/legalmente concesso richiedere la propria morte?
Ciò che temo è che si cominci da casi eclatanti su cui potremmo anche essere d'accordo, e si finisca in casi sicuramente meno gravi (tipo amputazione di arti, o altre malattie sicuramente altamente debilitanti ma non impossibili da affrontare) se non addirittura in "semplici" problemi psicologici/psichiatrici.

Non lo so.

Ripeto, non parlo di questo caso specifico.. ma semplicemente al precedente che si può creare di volta in volta abbassando sempre di più l'evidenza o l'eclatanza del caso specifico.