Consiglio: lascia stare la priorità dei processi, e soprattutto lascia stare la priorità tempo reale.
Aumentare la priorità di un processo non fa sì che "magicamente" questo vada più veloce; semplicemente, se ci sono più processi che devono essere eseguiti in contemporanea, processi con priorità più alta possono ottenere per primi il controllo della CPU (e potenzialmente possono tenersela più a lungo). Il punto però è che se devi eseguire un singolo programma CPU-intensive, non serve a niente aumentare la priorità, visto che già di base non ha quasi concorrenza per l'uso del processore (se non fai nulla di particolarmente complicato la CPU è solitamente in idle per più del 90% del tempo).
Anzi, tipicamente se hai un processo del genere la cosa migliore da fare è abbassargli la priorità, in modo da mantenere il computer reattivo se ti serve fare altre operazioni di tanto in tanto, senza per questo togliere praticamente nulla al processo CPU-intensive, visto che comunque, come detto sopra, il tempo di CPU che avanza è comunque cospicuo.
Quanto alla classe di priorità realtime, non va assolutamente usata salvo in situazioni stranissime. "Tempo reale" significa che il sistema operativo rinuncia al multitasking preemptive per il processo in questione - ovvero, se il processo continua a fare uso della CPU e non concede agli altri processi di usarla, non gli viene mai tolto il controllo della CPU, con il risultato che, in caso di elaborazioni pesanti non interattive, tutti gli altri processi semplicemente si bloccano in attesa che il processo con priorità realtime abbia finito. La priorità tempo reale è superiore anche alla priorità di diversi thread fondamentali di Windows che girano in kernel mode (ad esempio quello che gestisce la coda di input), per cui una volta impostata la priorità realtime ad un processo, se questo non rilascia la CPU per un po' ottieni sostanzialmente il blocco completo del computer.
Leggi ad esempio qui.