Il thread si è effettivamente dilungato più del necessario. Cerchiamo di andare alla radice del problema. Non è molto chiaro, infine, se alla base vi sia un problema di professionalizzazione e scarsa plasticità, o la semplice mancanza di una seria cronotassonomia dei linguaggi di programmazione.

Se la domanda è "Perché devo usare tanti linguaggi?" la risposta è: Perché tutti i professionisti usano senza troppe storie i linguaggi e gli strumenti a disposizione. Si chiama, appunto, professionalità. Negli anni Ottanta, nelle prime softwarehouse con le quali collaboravo da studente, si programmava (anche nella stessa giornata) in C per DOS, VMS, Xenix e SystemV, in Assembly Z80, 6502, 68xx, 8086, senza dimenticare i vari clipper, basic, pascal e i primi vagiti di OCCAM, nonché ovviamente ABEL, Verilog e VHDL, avendo ogni linguaggio e piattaforma i suoi inerenti limiti. Ancor oggi, in un anno, mediamente sviluppo progetti usando una ventina di linguaggi diversi, e senza contare la varietà degli Assembly.


Se invece la domanda è "Perché esistono linguaggi orribili come java e php?" la risposta breve è "shit happens". Quella più articolata è che hai scelto di operare in uno dei segmenti di mercato più dequalificati, nei quali appunto imperano codesti linguaggi mal progettati (o mai progettati, è il caso di PHP) ed esteticamente piuttosto ripugnanti.


Per concludere, è la tua domanda finale che merita un grosso facepalm. I libri si acquistano, come qualsiasi altro bene di consumo. Nessuno entra in un concessionario di automobili e salta su una Jaguar portandosela a casa senza pagare, perché - pur non potendo permettersela - gli piace o addirittura crede di averne bisogno. La facilità di commettere un reato non ne giustifica né la diffusione, né tantomeno l'apologia pubblica. I libri si pagano, altrimenti gli autori prima o poi smetteranno di scriverli. I libri si pagano e pensare di non farlo è idiota, perché se tutti i "furbetti" cercano altre vie, i prezzi di copertina salgono, poiché l'editore deve comunque rientrare nei costi. E se i prezzi di copertina salgono, chi paga quei soldi alla fine? I contribuenti, cioè tutti noi che paghiamo le tasse, perché i maggiori acquirenti di testi tecnoscientifici sono le università, le biblioteche pubbliche, gli enti pubblici e le grandi aziende statali e parastatali. Tutte finanziate con le tasse pagate da noi. Non esistono pasti gratis nell'universo. La conoscenza è libera ma ha comunque una contropartita, non è totalmente gratuita ed è una assurdità ideologica pretendere il contrario.
Quindi è opportuno comportarsi in modo responsabile, ed evitare discorsi totalmente assurdi.

Con ciò, temo che non potrò dedicare ulteriore tempo al presente thread.