Io ricordo le vittime dell'odio comunista
Così dovrebbe chiamarsi questa giornata, ma... non si può...!!
In realtà le foibe non sono che un "modo di dire" perchè quel periodo non fu solo e tanto di massacri nelle foibe, ma di vere torture fatte a chiunque. Chiunque fosse italiano
Una "pace" che è stata una maledizione per quelle terre di Fiume, Trieste, Gorizia, Pola, Zara...
In questo triste giorno va quindi il mio pensiero riverente ai martiri ed a tutti quegl'italiani che furono costretti ad abbandonare le loro terre e le loro case, lacerando per sempre il loro legame con secoli di vita e tradizioni.
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PS Sperando che venga la voglia di approfondire (che non è mai abbastanza), e di conoscere davvero e meglio, riporto un piccolo stralcio di un racconto di uno dei pochissimi sopravvissuti.
Perchè "i cattivi" non furono solo le SS, i nazisti...!
I cari comunisti seppero essere (e NON in casi isolati!) assolutamente atroci e spietati tanto quanto le peggiori SS
E parliamo di Italia, non Russia o Cina...
Leggiamo, comprendiamo, rispettiamo la Storia... Non facciamoci abbindolare da nessun negazionismo!
Alla sera del giorno dopo hanno iniziato a torturare l'ufficiale italiano con una verga di fil di ferro piegato in cima, a mo' d'uncino. Una donna tra gli aguzzini lo colpisce col calcio di una pistola, fratturandogli la mascella. “Quindi ci le gano in sei, l'ultimo dei quali era a terra svenuto e viene trascinato con il filo di ferro legato al collo. Ci portano fuori e ci trascinano fin davanti alla foiba. Mentre legano un grosso sasso all'ultimo del nostro gruppo, mi metto a pregare”, continua in lacrime. E mentre i cinque slavi iniziano a sparare col mitra, Udovisi si getta nel buco. Quel gesto disperato sarà la sua salvezza, “perché dopo un salto di 15-20 metri, o uno spuntone di roccia o un colpo di mitraglia spezza il filo di ferro che ci univa tutti in questo assurdo connubio. Sono finito sott'acqua e una mano s'è liberata permettendomi di risalire in superficie e tirare per i capelli un compagno che era vicino a me. I partigiani, però, hanno iniziato a sparare e a tirare un paio di granate che per fortuna ci hanno solo ferito di striscio”. Fermi tra gli anfratti per lunghe ore, i due sono risaliti la sera successiva e, sempre procedendo di notte, Udovisi in quattro giorni è riuscito a tornare a Pala allo stremo delle forze. «Erano otto giorni che non mangiavo. Alla porta di casa mia sorella mi ha aperto, ma senza riconoscermi».


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