Quote Originariamente inviata da webus Visualizza il messaggio
Scusa ma le Poste sono un esempio fuori luogo. Infatti loro sono tenute al rispetto e alla tutela della privacy, mentre lo scopo dei social è proprio l'esatto opposto, dare visibilità a quello che scrive la gente, ossia una mission molto più simile a quella dei giornali.

Quindi, così come esistono regole e responsabilità (anche penali) per i direttori dei giornali allo stesso modo si dovrebbero stabilire regole e limiti per i titolari dei social. E se questi non sono in grado di verificare i contenuti che diffondono allora, almeno nei casi più gravi, dovrebbero essere chiamati a risponderne.
Troppo comoda nascondersi dietro al "come faccio a controllare tutto...", arrivando addirittura a alzare barricate con la scusa di voler proteggere la privacy di coloro che infamano, quando non addirittura attentano alla sicurezza degli altri.
100 miliardi di messaggi al giorno, forse di più. Mi spieghi come si possono controllare? Non ha senso promulgare una legge che nei fatti non potrebbe essere rispettata da nessuno, dicendo: "fatti loro".

Ma al di là di questo mero aspetto tecnico, in ogni caso è concettualmente errata: la responsabilità penale è personale. Se Tizio scrive una scemenza ne risponde in prima persona.

L'esempio dei giornali non calza perchè un giornale ha uno spazio preciso che viene occupato da articoli selezionati dalla redazione, che ha un capo redattore che a sua volta ha un direttore di giornale. Quindi in quel caso ha senso che ci siano sanzioni in caso di articoli diffamatori: chi lo ha scritto è responsabile, e chi ha deciso di pubblicarlo... pure.

In un social network queste due figure coincidono: sul mio wall ci finisce ciò che ci scrivo io, e ciò che io ho deciso di pubblicarci sopra.

Un social network non ha una redazione, e non ha senso che debba averla: non decide e non seleziona nulla. Ti dice: questo è il mio enorme muro, questo pezzettino lo do a te e ti permetto di scriverci quello che ti pare. Chi decide di usare un social lo fa assumendosi in prima persona la responsabilità di ciò che pubblica, proprio perchè non c'è nessun "papà" a monte che vagli, controlli e filtri eventuali contenuti poco ortodossi.

Comunque non capisco dove sia il problema: è indubbio che il diffamatore è colui che il tal messaggio l'ha scritto e pubblicato sulla propria bacheca. Basterebbe incriminarlo, e perseguirlo a norma di legge.