Concordo in pieno.......ed è così che funziona in Italia.Originariamente inviato da ARCTiC
I metodi ci sono: AMMESSO che si riesca a ottenere un mandato per mettere sotto controllo una linea per effettuare quindi un sequestro e' possibile fare un'azione combinata per verificare che quell'IP (utente) stia effettivamente condividendo materiale illegale e poi sequestrare l'hardware per ottenere una prova; una volta sequestrato l'hardware (l'hard-disk) in tribunale essa costituisce una prova valida (detenzione e distribuzione di materiale protetto da copyright).
Queste azioni (della polizia; che sia finanza, polizia postale, digos o altro) vengono pero' autorizzate per reati di un certo tipo, non fanno irruzione a casa di un tredicenne che condivideva la canzone del suo cantante preferito... spendendo una vagonata di soldi (perche' le indagini costano) che portera' AL MASSIMO a un patteggiamento.
Se facessero una cosa del genere per chi commette questo genere di reati (ipotesi di reato; perche' finche' non lo condannano in tribunale, resta tale), allora per un presunto terrorista cosa dovrebbero fare? Mettersi direttamente col bazooka difronte casa e sparargli nella finestra?
In poche parole, se volessero beccare i "pirati casalinghi", le possibilita' pratiche ci sarebbero... ma sarebbe come uccidere una moscia usando una bomba atomica: i mezzi sono assolutamente sproporzionati rispetto al reato eventualmente commesso, quindi inapplicabili. Il provider in questione quindi si e' comportato nel migliore dei modi: ha avvertito l'utente che SE stava effettivamente facendo cio' che c'era scritto nella lettera, stava commettendo comunque un reato, e che avrebbe fatto bene (nel caso) a smettere. Punto.![]()