Beppe Grillo “a tutto spot”? Grillo che ingozza di pubblicità i suoi spettatori come il Gabibbo? Chi conosce il mio lavoro degli ultimi quindici anni sa che questo è tanto probabile quanto vedere il dottor Girolamo Sirchia che distribuisce sigarette gratis fuori dalle scuole vestito da cammello di peluche. Eppure mi è toccato leggere anche questa, addirittura sul Corriere della Sera.
Tra le “star antiberlusconi che dominano la pubblicità” (“Comici di sinistra a tutto spot”) ci sarebbe anche Beppe Grillo:
“…per non parlare di Gene Gnocchi, - scrive il Corriere - di Lella Costa, di Beppe Grillo (ha peccato anche lui, anche se ora si dimostra pentito), delle centinaia di telepromozioni del Gabibbo”.
Ho fatto una sola campagna pubblicitaria televisiva, vent’anni fa, per qualche mese, per uno yogurt. Avevo improvvisato gli spot con mezzi e costi irrisori, la campagna vinse una mezza dozzina di premi internazionali. Era un prodotto sano, lo avevo nel mio frigo allora come adesso, non mi sembrava di fare danni. Poi cominciai a riflettere sulle conseguenze economiche e sociali della macchina pubblicitaria. Non “ora”, come scrive il Corriere, ma da quindici anni cerco di spiegare l’anacronismo di un’istituzione come l’industria pubblicitaria, che cerca di stimolare i consumi in paesi industriali come il nostro che invece dovrebbero dimezzarli un paio di volte nei prossimi 50 anni. Pian piano mi sono convinto che il problema non è la pubblicità ma la sua obbligatorietà. Costringere tutti i cittadini, bambini e adulti, a ingurgitare migliaia di messaggi non richiesti (tremila al giorno, secondo chi li ha contati) è una performance che nessuna teocrazia né alcun regime totalitario erano mai riusciti a realizzare nella storia umana. Alcuni di questi messaggi sono idioti o bugiardi, molti promuovono merci nocive per le persone e per la natura, moltissimi sfruttano in modo degradante l’erotismo e la figura della donna. Queste però sono solo degenerazioni che aggravano ma non cambiano l’aberrazione primaria: l’obbligatorietà della pubblicità.