La Casa delle Libertà, quella che voleva mettere i casinò in ogni regione italiana, ha inventato un'altra riforma liberale: vietare l'accesso ai siti on line dei bookmakers stranieri. La norma è contenuta nell'ultima finanziaria ed è semplicemente folle.
LIBERI DI GIOCARE (SOPRATTUTTO ON LINE)
di Mario Adinolfi per Europa
In principio fu Larry Flynt
Scusate se la prendo alla lontana, scusate se il tema vi può sembrare marginale, ma vi assicuro che non lo è. Devo partire dal 1988 quando in un memorabile processo il popolo americano chiamò Larry Flynt (www.larryflynt.com) a passare per la cruna dell’ago. Flynt era un editore di riviste pornografiche e si rivolse alla Corte Suprema per veder tutelato il proprio diritto alla libertà d’espressione, visto che quei giornali (tra cui il più noto, Hustler). Ottenne un verdetto unanime a proprio favore. Quel processo ispirò nel 1996 uno splendido film firmato da Milos Forman, che vinse tra l’altro l’Orso d’Oro al festival di Berlino. Per la prima volta l’eterogenesi dei fini fece sì che confini più ampi di libertà fossero disegnati grazie ad uno strumento di certo non commendevole, come l’editoria pornografica.
Una pagina sul Corsera
Sul Corriere della Sera di ieri John Whittaker, executive managing director della Stanley International Betting Ltd. (www.stanleybetinternational.com) ha fatto stampare a pagamento una propria lettera aperta al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, per denunciare l’ennesimo atto illiberale della cosiddetta Casa delle Libertà. Nelle pieghe della legge finanziaria c’è infatti una norma che è insieme ridicola e pericolosa: si fa divieto agli operatori delle telecomunicazioni e ai provider di accesso a Internet, sotto pena di pesanti sanzioni, di consentire l’utilizzo delle loro reti ai fornitori di servizi di gioco e scommessa che non siano concessionari ufficiali italiani. La norma è ridicola perché, come ricorda Whittaker che chiede in proposito un appuntamento a Ciampi, è ovvio che non si può vietare ai bookmakers comunitari di operare in Italia e qualsiasi legge che ne limitasse l’attività verrebbe impugnata davanti alle corti europee come turbativa della libera concorrenza e del libero mercato. La norma è anche pericolosa perché rappresenterebbe il primo caso di oscuramento di siti web per decisione dello Stato nella storia di Internet nelle società occidentali.
Come in Corea, Cina e Iran?
Il divieto di accesso ai siti dei bookmakers europei in Italia somiglierebbe troppo al divieto di accesso ai siti pornografici (arieccolo, il porno) che esiste ad esempio in Iran e in Arabia Saudita, o al divieto di accesso a fonti occidentali di informazione che viene operato sul web in Corea del Nord, Cina e a Cuba. Nessun paese occidentale ha mai pensato di poter davvero oscurare parte di ciò che gira sul web, anche se probabilmente spesso si tratterebbe di una censura persino sensata. Ma la Rete è sinonimo di libertà e sarebbe paradossale che un governo che inneggia alla libertà persino nelle sue insegne si segnali al mondo intero come il primo governo occidentale a tentare una limitazione della libertà d’accesso ai siti Internet.
Per fatto personale
Va bene, adesso non mettetevi a dire che scrivo per fatto personale. Sì, lo ammetto, sono uno scommettitore, persino incallito. Sul mio blog dispenso consigli settimanali sulle quote migliori e, non è per dire, ma raramente sbaglio. Non sono un fan del porno, però. Anche se noto che le stesse nazioni che limitano Internet sono anche prive dell’accesso ai film per adulti nelle camere d’albergo. E stai a vedere che web e porno sono le due strane gambe su cui cammina il tasso di libertà di una società. Ma non dilunghiamoci: reclamo il diritto a scommettere via web sul bookmaker che offre le quote migliori. Per tanti motivi, non ultimo quello che considera la sfida al caso come un nobile tentativo di rivincita disperata sul caos e non occorre Dostoevskij per capirlo (comunque, rileggere Il Giocatore non fa mai male). Soprattutto, mi vergognerei di vedere limitazioni di Stato al web in Italia. Sarebbe una pesante sconfitta per tutti. E se in pieno decennio conservatore reaganiano Larry Flynt ha vinto alla Corte Suprema statunitense con le sue riviste pornografiche, figuriamoci il mazzo che ci fa il signor Whittaker davanti ad una qualsiasi corte europea.