Proviamo a guardare la questione da un altro punto di vista. Validare un documento (un sito non si può validare, in questo contesto) significa far eseguire un controllo della sua struttura di markup da una macchina.

Cosa fa questa macchina? Innanzitutto controlla in quale linguaggio (e quale versione) la struttura è stata scritta, e questo si evince dalla Dichiarazione di Tipo Documento (DOCTYPE o, in breve, DTD) posta in cima alla struttura stessa.

Cosa c'è scritto in questa DTD? Semplicimente sono elencate le regole sintattiche su cui il linguaggio in questione si basa. Ad esempio vi è detto che un tag <a> non può contenere un tag <div>, oppure che l'attributo alt è obbligatorio per le immagini e via dicendo.

Il validatore pertanto esegue tutta questa serie di controlli e verifica che la sintassi e la grammatica siano state utilizzate senza improprietà. In caso di risultato favorevole, si dice che il documento, per quanto concerne la struttura di markup, rispetta gli standard.

Il punto fermo è quindi che abbiamo in mano un documento standard. Ora, questo documento deve essere letto da un browser: se esso è serio ed aggiornato rispetto alle specifiche, allora la 'visualizzazione' sarà corretta; altrimenti, se il browser è una ciofeca (IE :cof-cof: :rollo: ), ovvero interpreta gli standard a modo suo, allora è possibile che qualche aspetto non venga rispettato.

Ecco che la scelta intelligente non si prospetta accontententare i caca-browser ma sviluppare in modo sano, in quanto i browser seri accetteranno in maniera altrettanto sana il nostro lavoro.