Su questo sono daccordo...considerando anche il fatto che gli avvicendamenti ai vertici delle procure calde (per esempio nell'antimafia) erano prerogativa del governo di centro dx...Originariamente inviato da jsmoran
Eh già... stalinisti proprio.![]()
Comunque, sul metodo si può anche discutere, se la ragione è questa meglio sarebbe stato un provvedimento disciplinare che non questi avvicendamenti che prestano il fianco a dubbi e critiche.
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ANTIMAFIA OMEOPATICA
da Marco Travaglio (Unità)
Chi ha voluto anche per un attimo lontanamente ipotizzare che il governo Berlusconi non voglia combattere la mafia si vergogni e arrossisca. Ma come: uno schiera, in Parlamento, al governo e negli enti locali, il meglio che il fronte antimafia può offrire, rischiando anche grosso, e poi salta su un Violante qualsiasi a dire che ”la mafia, con Berlusconi, non ha motivo di avere paura”? Cose da pazzi antropologicamente estranei alla razza umana. Prendiamo il presidente del Consiglio. Il 13 luglio scorso dice: ”Per noi del Nord la mafia è un fenomeno lontano, senza contare che il 90 per cento dei mafiosi sono in carcere e quindi la mafia è sotto controllo”. Naturalmente non è vero niente, ma lui lo dice per combatterla meglio. A fine mese sostiene che “il concorso esterno è un reato che non esiste, l’hanno inventato i giudici comunisti per colpire gli avversari politici”: per la verità il primo a codificarlo era stato Falcone, ma l’errore è scusabile con la prorompente foga antimafia del premier. Poi la memorabile esternazione allo Spectator sui giudici matti e antropologicamente estranei eccetera, da un’idea di Luciano Liggio: anche stavolta il Cavaliere viene frainteso, lui i giudici li vorrebbe più duri, più inflessibili, invece li ha notati ultimamente un po’ fiacchi. Anche le 90 firme di deputati della Cdl per invocare la cacciata (prontamente ottenuta) dei pm antimafia Lo Forte e Scarpinato, e le continue richieste di trasferire Scarpinato, Ingroia, Russo e Natoli da Palermo “per incompatibilità ambientale”, rispondono alla stessa logica: potenziare la guerra alle cosche con forze nuove, fresche e pimpanti.
E poi la squadra. Che squadra, ragazzi. Marcello Dell’Utri, imputato per mafia, senatore della Repubblica e parlamentare europeo (lo stesso che, quando Michele Santoro gli domandò se per caso esista la mafia, rispose: “Mah, come diceva Luciano Liggio: ‘Se esiste l’antimafia, vuol dire che esisterà anche la mafia’”). Gaspare Giudice, imputato per mafia, deputato. Totò Cuffaro, indagato per mafia e corruzione, governatore della Sicilia. L’avvocato Nino Mormino, indagato per mafia e già difensore di Riina, deputato e vicepresidente della commissione Giustizia. Gianfranco Miccichè, destinatario di 38 telefonate in due mesi da parte di Giuseppe Fecarotta, prestanome della famiglia Riina, deputato e viceministro dell’Economia (Miccichè, non Fecarotta. Non ancora, almeno). Senza dimenticare Pietro Lunardi, il leggendario ministro delle Infrastrutture, che uscendo da un consiglio dei ministri constatò comprensibilmente che “con la mafia bisogna convivere”. Per combatterla meglio, s’intende.
Estasiato da cotanto impegno antimafia del governo, il leghista Roberto Calderoli ha duramente censurato Violante: “Va bene la lotta politica, ma a tutto c’è un limite. Solo un magistrato e per di più comunista può arrivare a simili enormità”. Per la verità c’è pure un tizio che, senza essere né magistrato nè comunista, diceva ben di peggio. Si chiama Umberto Bossi. Piccola antologia dai suoi pensieri più alati, dal 1994 al 1998: «Berlusconi è l’uomo della mafia, un palermitano che parla meneghino, nato nella terra sbagliata e mandato su a posta per fregare il Nord… La Fininvest è nata da Cosa Nostra. Ci risponda, Berlusconi: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti di droga e ora gridano da sottoterra. Sono stato io a mettere giù il partito del mafioso... Quel brutto mafioso di Arcore guadagna soldi con l’eroina e la cocaina… Ci vuole una bella commissione d’inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi... C’è un uomo che firmava gli assegni a Ciancimino, ossia a Totò Riina e alla mafia, e si chiama Dell'Utri, segretario di Berlusconi… Ma possibile che i milanesi non abbiano ancora capito che la canaglia di Arcore è un uomo legato a Cosa Nostra?… Non c’è il minimo dubbio: la Fininvest è controllata dalla mafia, Berlusconi è nel giro della mafia e le tv non sono sue, lui è il fiduciario… La Fininvest ha la testa a Palermo ed il conto corrente a Roma… Un palermitano è a capo di Forza Italia: Dell’Utri. In tv compaiono volti gentili che te la contano su, che sembrano perbene. Ma la mafia non ha limiti… Il problema è il camorrista mafioso di Arcore… Non è vero che ‘pecunia non olet’. C’è denaro che ha odore di sudore buono, e c’è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo scomparirebbe. Ecco il punto”.
Il 19 agosto 1998 la Padania, organo ufficiale non delle toghe rosse ma della Lega Nord, titolava in prima pagina a caratteri cubitali: “Berlusconi & Mafia. Cavaliere, risponda!”. E ancora, all’interno: ”Berlusconi, sei un mafioso?”. Poi gli intimava di rispondere a 10 domande sui suoi rapporti con i boss, roba da far impallidire l’Economist e i peggiori demonizzatori. La Fininvest querelò Bossi, che alzò le spalle: “Siamo andati troppo leggeri, sul mafioso di Arcore”. Poi corse ad allearsi con lui. Forse per combattere la mafia dall’interno. Una specie di cura omeopatica.
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