Originariamente inviato da wsim
Concordo con Francesco, “La sconosciuta” è un film da vedere.
Al termine sono rimasto seduto a lasciar scorrere i titoli, annichilito e commosso, pensando che questa potrebbe tranquillamente essere una storia vera, e che forse c’è gente che ne vive anche di peggiori in questo schifo di mondo.
Tornando al film, sul piano culturale direi che l’opera di Tornatore si riallaccia ai drammoni filmici da romanzo popolare che andavano forte nell’immediato dopoguerra, dei quali “Riso amaro” potrebbe essere l’archetipo.
Ma il regista fa questa operazione calandola nella realtà attuale dell’immigrazione, in mezzo a tutti i problemi di integrazione, barbaro sfruttamento, perdita di identità che il fenomeno migratorio sovente comporta. Lo fa con una storia drammatica ed emotivamente coinvolgente, senza risparmiare allo spettatore brutalità che colpiscono allo stomaco ed emozioni che stringono il cuore, coadiuvato da un veramente grande cast femminile. Musiche di Morricone e fotografia giustamente cupa, anonima, come cupe e anonime (e dimenticate) sono le tristi storie che le cronache della migrazione ogni tanto riportano.
Tra l'altro, di fronte a una storia così sentitamente narrata e così forte, resta difficile fare delle considerazioni tecniche, ma voglio provarci.
Tornatore è un regista che ha un controllo pazzesco di tutti i mezzi con i quali si fa cinema. Nella sua carriera ha diretto, fatto la fotografia, montato, ripreso, e sempre egregiamente. Come facevano i registi di una volta, che erano giustamente esperti di ogni fase della produzione. E' un regista che sa fare cinema e con il cinema ci sa fare. Dimostra anche di conoscere la storia del cinema, perchè di citazioni ne ha sempre fatte una marea, e tutte ben fatte. Quello in cui ha difettato spesso, è la scrittura. Lo sceneggiatore ha sempre avuto qualcosa di "troppo". Il Pianista sull'Oceano poteva essere scorciato di una mezzora buona, Nuovo Cinema paradiso indugiava un po' troppo su alcuni archetipi, così come L'uomo delle Stelle. Dimostrava tanta maturità in più un suo piccolo film che è passato praticamente inosservato e che, prima di questo, io consideravo il suo migliore in assoluto: Una Pura Formalità. Anche lì un thriller, più hitchcockiano e meno "crudo" di questo, ma sicuramente alla base, stilisticamente e formalmente, di questo bellissimo ultimo lavoro.
In questo film, a supporto di questa storia che tocca dentro, abbiamo finalmente una maturità anche nella scrittura, dall'inizio alla fine; e con una storia così delicata in mano, riesce ad evitare di scadere nel pietismo, trappola nella quale forse dieci anni fa sarebbe piombato con tutte le gambe.
Un Tornatore così, è un patrimonio per il cinema italiano. Andrebbe protetto, sostenuto, premiato, nella speranza che ci regali ancora un gioiello del genere, in futuro.