Sbattuto a terra e preso a calci.. complimenti..
Sei indagati per la morte di Cucchi
sono tre medici e tre agenti penitenziari
di MARINO BISSO e CARLO PICOZZA
ROMA - Sei indagati nell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, l'uomo di 31 anni deceduto il 22 ottobre al Sandro Pertini, dopo essere arrestato per droga il 15 ottobre. Si tratta di tre agenti di custodia e di tre medici, che sono stati iscritti nel registro degli indagati dai pm di Roma Francesca Loj e Vincenzo Barba.
I sanitari sono accusati di omicidio colposo. Tra i destinatari dei provvedimenti c'è anche il responsabile della struttura protetta per detenuti dell'ospedale Sandro Pertini. I medici che per alcuni giorni hanno avuto in cura Stefano Cucchi, devono rispondere di
presunte omissioni e negligenze legate agli interventi eseguiti sul paziente, in particolare per quanto concerne la mancata alimentazione e la disidratazione. Secondo gli inquirenti avevano tutti gli strumenti per alimentarlo e idratarlo anche se il paziente rifiutava ogni assistenza. E' questo il motivo che ha spinto la procura ad indagare tre medici. "Si tratta di un eccesso di garanzia", hanno spiegato a piazzale Clodio, "così possono nominare un proprio consulente in vista della riesumazione della salma".
Gli agenti penitenziari sono accusati di omicidio preterintenzionale. L'aggressione sarebbe avvenuta il 16 ottobre, nel sotterraneo del palazzo B della Città giudiziaria di Roma, dove si trovano le celle di sicurezza prima dell'udienza di convalida del fermo, ha spiegato il procuratore capo Giovanni Ferrara. Cucchi, secondo l'accusa, sarebbe stato scaraventato in terra, dopo aver sbattuto violentemente il bacino, procurandosi una frattura dell'osso sacro, sarebbe stato colpito a calci. Da qui le varie fratture. Determinante, a questo proposito, la testimonianza di un immigrato detenuto, che ha parlato con Cucchi, e che verrà sentito nell'incidente probatorio. Le ipotesi di reato potrebbero comunque subire variazioni a seguito del deposito della consulenza medica disposta per far luce sulle cause del decesso del 31enne.
"Contro i carabinieri non sono emersi elementi concreti", precisa la procura di Roma, che scagiona così i militari che la sera del 15 ottobre scorso hanno arrestato il ragazzo per cessione di sostanze stupefacenti e gli altri carabinieri che il giorno dopo lo hanno portato a piazzale Clodio consegnandolo agli agenti di polizia penitenziaria per l'udienza di convalida dell'arresto.
La procura di Roma disporrà a breve un sopralluogo nelle celle di sicurezza del tribunale. I magistrati hanno intenzione di visitare al più presto i luoghi dell'aggressione assieme al detenuto straniero che dice di aver assistito al pestaggio.