VITERBO - "Non sei più un camerata. Vergognati, i veri fascisti siamo noi". E' iniziata così quella che in una manciata di minuti si è trasformata in una maxi rissa nel centro di Viterbo che ha visto protagonista l'ex attaccante della Lazio Paolo Di Canio, mentre passeggiava assieme a Paolo Signorelli, ideologo di estrema destra, coinvolto e poi prosciolto in numerose inchieste sui movimenti neofascisti.
A sfidare il giocatore dal finestrino di un'auto in corsa un gruppo di tifosi, anche loro di destra, che, non hanno più riconosciuto nel loro idolo sportivo, il camerata che salutava la curva col braccio destro teso. Quello che, sfidando le polemiche, ha subìto una squalifica e una multa di 10mila euro per aver ripetuto il saluto romano anche l'11 dicembre del 2005, nel match Livorno-Lazio.
Dall'attacco politico, gli ultra sono così passati a insulti pesanti rivolti alla moglie e alla figlia di Di Canio. È stato a questo punto che l'ex biancoceleste ha affrontato il gruppo, invitandolo a scendere dalla macchina e ad avvicinarsi. E da un colorito botta e risposta si è passati alle mani: sono volati pugni, spintoni e calci. Ad avere la meglio sembra essere stato il tifoso che, secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, ha afferrato una bottiglia rotta e ha ferito Di Canio al polpaccio destro.
La rissa è terminata solo quando sono intervenute in piazza della Rocca numerose volanti della polizia che hanno caricato tutti in macchina e li hanno portati in questura. Di fronte agli investigatori della Digos l'ex attaccante laziale, ora in forza alla Cisco-Lodigiani, e il suo rivale, hanno raccontato la loro versione dei fatti. Ma alla fine entrambi hanno scelto di non sporgere querela. Ora la questura deciderà se procedere d'ufficio.