ROMA - L'editto bulgaro non è stato rimosso, è sbagliato "accorciare i tempi della Storia". Michele Santoro precisa: non sarà il suo ritorno in tv - dal 14 settembre alle 21 su RaiDue - a chiudere la vicenda del "diktat di Sofia", quando l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi accusò Santoro, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi - lista breve ma si allungherà - di aver fatto un "uso criminoso della tv pubblica" chiedendo "alla nuova dirigenza Rai" che ciò non avvenisse "mai più". Passati quattro anni - era il 2002 - e dopo una vicenda politico-giudiziaria conclusasi con l'obbligo, per la Rai, di reintegrare il giornalista nell'azienda con le medesime mansioni, l'inventore di "Sciuscià" e "Samarcanda" (per citarne solo un paio) torna in video con "Anno Zero". A chi gli ricorda quel "Bella ciao" recitato in studio, precisa: "Non è il mio 25 aprile, ancora non siamo nemmeno all'8 settembre... Sarà il 25 aprile quando torneranno Biagi, Luttazzi, Sabina Guzzanti e tutti gli altri". E annuncia: "Chiamerò personalmente Berlusconi per invitarlo".
C'è un clima da "Compagni di scuola" a viale Mazzini. Alla conferenza stampa del programma ricompaiono volti - autori, curatori, collaboratori - dei quali a lungo s'erano perse le tracce. Santoro sfoglia l'album di famiglia, "i collaboratori che allora erano più giovani sono rimasti, altri hanno preso altre strade, fui io a dire di andar via, di fare altre esperienze, in quelle stanzette stavamo impazzendo".
Chi è rimasto, e chi si è aggiunto ("Anno Zero" è ideato da Santoro con la collaborazione di Sandro Ruotolo e Franco Simonetti, Enza Gentile, Roberta Bellagamba, Alessandro Renna, regia di Grazia Michelacci, musiche di Nicola Piovani) ha pensato un programma, spiega il giornalista, "che parlerà di attualità in chiave inedita, originale". Cuore di ogni puntata, il reportage, per "riappropriarsi della narrazione, ora appannaggio dei reality. Se vuoi vedere delle storie - osserva Santoro - devi affacciarti alla finestra dei reality. Il progetto è un po' quello di "Samarcanda": un racconto di realtà. La cosa difficile, dopo tutti questi anni, sarà ricostruire un pubblico...".
Con Santoro, anche il vignettista Vauro e il giornalista Marco Travaglio, "straordinario opinion maker ma bandito, che così diventerà un opinion maker come tutti gli altri ". A loro chiede "di essere scomodi a 360 gradi, tenendo conto che al governo non c'è più Berlusconi".
Ospite della prima puntata, il presidente della Camera Fausto Bertinotti. A intervistarlo, come sempre farà con i politici - Santoro avrà il ruolo di giuntura fra le parti del programma - sarà Rula Jebreal, giornalista ex di La7 e già oggetto di frecciate da parte del leghista Roberto Calderoli .
E dovrebbe esserci anche Corrado Guzzanti . Luttazzi no, perché "vuole tornare con un programma suo, una scelta che rispetto".
Altra presenza femminile, che attira la cuiriosità dei cronisti per l'estrazione tutt'altro che "santoriana" è Beatrice Borromeo, contessina della nobile casata, nipote di Marta Marzotto e sorella di Lavinia moglie di Jaki Elkann . Bella, elegante, acqua e sapone, il giornalista l'ha voluta perché impressionato da un'intervista in cui la giovane e già famosa ragazza - vent'anni e una robusta carriera da modella, ma anche studentessa di Scienze giuridiche alla Bocconi - manifestava il desiderio di "voler entrare in un'altra zona della realtà". Sarà "l'elemento di raccordo con i giovani, pian piano la faremo diventare una cifra di racconto".
Però Santoro con quell'"editto non ha chiuso. "Fummo colpiti da un anatema televisivo: non trovavamo più posti dove andare. Se la Rai avesse commesso l'errore di superficialità, di sottovalutare i talenti di Vespa e Mimun, non sarebbe stata la stessa cosa, a Mediaset non sarebbe sfuggita l'occasione". "Anno Zero" comincia, ma "non siamo mica inseriti in un progetto - spiega Santoro - facciamo queste 11 puntate poi si vedrà". Anche il luogo è "precario": "
Siamo nello studio di un altro programma, abbiamo dovuto pensare a una scenografia da mettere in piedi in quattro ore". Al centro della scena, il totem che occupava lo studio di "Sciuscià", ma in frantumi. "Il motore è ripartito - dice il giornalista - ma la ferita non si ancora rimarginata".
(7 settembre 2006)