Oggi è l’8 settembre.
Quelli non ignoranti come capre sanno che è stata una data fatidica nella storia d’Italia.
Ma non è di storia né di ricorrenze che vorrei parlare.
Ciò che mi ricorda l’8 settembre è la sensazione che abbiamo qua al lavoro, da un po’ di tempo.
La società ha ceduto l’azienda presso la quale lavoriamo a un’altra azienda del settore, peraltro situata in un’altra regione italiana.
Non sto a raccontare le vicende che hanno portato a questa decisione, che comunque sono poco interessanti per la discussione.
Il fatto sostanziale è che tra poco tempo il trapasso dello stabilimento, uffici e dipendenti alla nuova azienda diverrà ufficiale.
Ciò comporterà che anziché essere una ditta autonoma diverremo un “di cui” di un’altra realtà, pur continuando (almeno per ora) a svolgere lo stesso tipo di attività industriale.
Fin qui, nulla di trascendentale, in fondo. I passaggi di proprietà di aziende industriali sono all’ordine del giorno, e considerato che come dipendenti rimarremo tutti al lavoro (per ora) tutto sommato l’evento appare abbastanza indolore.
Ma l’aspetto sarcastico della questione, e che probabilmente è stato sottovalutato dai vertici della società acquirente, è che qui, a pochi giorni dal passaggio di proprietà ufficiale, non c’è l’alba di un’organizzazione per trasformarsi da ciò che siamo a ciò che diverremo.
Non siamo più la ditta ALFA, siamo diventati BETA.
Ovvio, lapalissiano, elementare, non c’e problema.
Col cacchio.
Tutto ciò che c’è qua dentro è ancora ALFA.
Non abbiamo uno straccio di modulo intestato BETA, non usiamo i loro programmi informatici, le loro codifiche, le loro procedure, non abbiamo un barlume di imput per volturare alla nuova ditta tutta l’infinita burocrazia tipica di qualunque industria, dalle autorizzazioni e licenze, alle assicurazioni, alla contabilità (che diverrà necessariamente sezionale) , a tutti gli adempimenti di ogni genere.
Non siamo organizzati né per spedire un pezzo, né per emettere una fattura.
Sappiamo che dovremmo provvedere a tutto ciò in tempi ormai brevissimi, ma non ci arrivano disposizioni per organizzare tutto il lavoro preparatorio in attesa del trapasso ufficiale.
Per cui ci sentiamo come tanti ufficiali del Regio Esercito all’alba dell’ 8 settembre, dopo aver letto il proclama di Badoglio. A qualche chilometro abbiamo i tedeschi, che adesso non sono più alleati, ma nemmeno nemici. Di fronte abbiamo gli americani, che adesso non sono più nemici, ma nemmeno alleati.
Che facciamo?
Boh…
Per cui vaghiamo per gli uffici con sensazioni tra il sarcastico e il disorientato, comunque occupati dai riti della vita d’azienda, così simile, per certi aspetti, alla routine della vita militare. Lanciandoci talvolta in ipotesi ardite e congetture verticali sulla mole di lavoro che dovremmo affrontare.
In attesa che laggiù, all’orizzonte, qualcuno si affacci e ci dica cosa fare…